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Dopo le "mancette" di Conte, il governo ora premia davvero medici e infermieri

Dopo le mancette di Conte ora il consiglio dei ministri intende riconoscere il lavoro del personale impiegato nei reparti d'emergenza, a fronteggiare il Covid ma non solo

Dopo le "mancette" di Conte, il governo ora premia davvero medici e infermieri

Il governo tende la mano al personale sanitario impiegato nei Pronto soccorso, stanziando 90 milioni di euro come indennità accessoria da distribuire nei contratti di medici, infermieri e chiunque lavori nei reparti di emergenza ospedalieri.

Con una voce inserita in Manovra Draghi vorrebbe provare a far fronte alla fuga di personale nei Ps (mancano 4mila medici e almeno 10mila infermieri; oltre al fatto che quasi la metà dei posti di specializzazione quest'anno sono rimasti vuoti), e oltre all'indennità vorrebbe prorogare fino al 30 giugno 2022 delle Unità speciali di continuità assistenziale istituite nel marzo 2020 per assistere a domicilio i malati di Covid, ospedalizzando, precocemente ed esclusivamente, i casi gravi.

La misura, contenuta nella Legge di Bilancio, prevede che "nell’ambito dei rispettivi contratti collettivi nazionali di lavoro è definita, nei limiti degli importi annui lordi di 27 mln di euro per la dirigenza medica e di 63 mln per il personale del comparto, una specifica indennità di natura accessoria da riconoscere in ragione dell’effettiva presenza in servizio con decorrenza dal 1 gennaio 2022".

Il segnale è abbastanza chiaro: l'emergenza pandemica ha costretto il personale sanitario a lavorare sotto uno stress immane. Ma a quasi due anni di distanza dalla primavera 2020, pur con l'introduzione dei vaccini, con le misure di contenimento del virus etc., la pressione sul Sistema Sanitario non si è attenuata. Perché oltre al Covid c'è molto altro. Ci sono le emergenze quotidiane, i processi terapeutici rimasti indietro, gli ammalati durante e post pandemia che magari hanno ricevuto un'assistenza mutilata. E poi ci sono i nervi alle stelle dei cittadini. Non a caso sono aumentate le aggressioni al personale sanitario da parte di pazienti o familiari dei pazienti. Insomma, lavorare nei reparti d'emergenza è più pericoloso, più stancante, più intenso in termini di ore.

Dal 1 gennaio, allora, il personale che resterà impiegato nei reparti più delicati, verrà premiato (27 milioni per i 10 mila medici, 63 milioni per i 25 mila infermieri). Soldi da prelevare dal Fondo sanitario, rimpinguato di 2 miliardi all'anno fino al 2025, e affidati ovviamente alle Regioni che dovranno destinare quella quota per la nuova indennità.

A spingere per l'introduzione dell'indennità pare sia stato il Ministro Roberto Speranza. Lo stesso, però, che durante il Conte-bis e quindi nei primi mesi di pandemia venne accusato dal personale sanitario di aver abbandonato i medici e gli infermieri. Nel Decreto rilancio del 2020, infatti, venne introdotto un bonus fino a 2000 euro lordi per il personale impiegato nelle terapie intensive, quelle più colpite dalla lotta al Covid. Mentre nella Legge di bilancio per il 2021, sempre firmata dal Conte-bis, venne stanziato 1 miliardo extra per il fondo sanitario e annunciati sostegni alle indennità contrattuali degli "eroi col camice", e la conferma anche per il 2021 di 30mila fra medici e infermieri assunti a tempo determinato per l'emergenza.

A fine anno, però, dal NurSind, il Sindacato delle Professioni Infermieristiche, erano piovute critiche contro la narrazione di Conte e Speranza, che raccontava delle incongruenze con la realtà. A fronte di un aumento delle indennità promesse, invece, per i medici era arrivato a gennaio 2021 un aumento di 300 euro lordi, e per gli infermieri di appena 70 euro lordi. Senza differenziare granché, tra l'altro, i reparti di occupazione (le professioni sanitarie non impiegate in "prima linea" avevano ricevuto un +57 euro lordo, appena una dozzina di euro in meno rispetto a chi rischia parecchio di più).

Da quella mancetta ora si passerà ad un riconoscimento ad hoc proprio per il personale più sotto pressione, quello dei reparti d'emergenza. E che sia arrivato in un momento in cui la situazione nelle terapie intensive sembra ancora sotto controllo sta a significare che forse, finalmente, si inizierà a porre l'accento sulla Sanità "altra" rispetto al Covid.

Martoriata già prima della pandemia.

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