Quirinale

I giornali di casa Agnelli tirano la giacca a Mattarella. Lo "stupore" del Colle

"Stupore", quasi rabbia. Stavolta Sergio Mattarella si è davvero stufato

I giornali di casa Agnelli tirano la giacca a Mattarella. Lo "stupore" del Colle

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«Stupore», quasi rabbia. Stavolta Sergio Mattarella si è davvero stufato. Infastidito per «le interpretazioni che alcuni quotidiani» vicini al centrosinistra, Repubblica e La Stampa, «hanno dato al discorso pronunciato a Torino», stanco di essere sempre tirato per la grisaglia, seccato per la «strumentalizzazione» politica delle sue parole sulla Sanità: e così dopo la lettura dei giornali il presidente ha chiamato i suoi uffici e ha messo nero su bianco la sua irritazione. Lo «stupore» appunto, che dal gergo felpato del Colle possiamo tradurre in collera. Insomma, «il capo dello Stato non è il leader dell'opposizione», dicono al Quirinale, quindi non è più tollerabile che ogni suo intervento venga trasformato in un attacco al governo.

Dunque un grande «disappunto» per i tentativi di coinvolgerlo nella rissa tra i partiti. È non è soltanto una questione politica, ma anche di rispetto del ruolo e di bon ton istituzionale. Mattarella, si fa notare, è il garante Inter pares, il custode della democrazia, l'arbitro, non uno dei giocatori. E non è la prima volta che accade: è fisiologico che ognuno enfatizzi le parti dei discorso in cui ci si può riconoscere, solo che adesso si è superato il limite e il capo dello Stato, in genere allergico alle smentite e alle precisazioni, ha deciso di mettere un punto. Repubblica e La Stampa, questo è il senso del comunicato, hanno oltrepassato il confine delle libere interpretazioni giornalistiche.

I due quotidiani del gruppo Gedi non vengono nominati, ma è molto chiaro a chi sia diretta la nota. La Stampa ha cercato di metterlo in mezzo alla polemica tra Giorgia Meloni e i giudici di Catania che hanno annullato il decreto immigrazione. Ma il capo dello Stato, come sempre, se ne guarda bene dall'interferire. Per quanto riguarda Repubblica, a indispettire il presidente sono stati invece i titoli e i retroscena che hanno legato le sue frasi sul sistema sanitario alla bagarre sui tagli nel settore previsti nella Finanziaria, quasi che Mattarella, di fronte ai governatori italiani, si fosse messo alla testa di una rivolta contro la stretta.«Il servizio sanitario nazionale - queste le sue parole - è un patrimonio prezioso, da difendere e adeguare. E la riflessione delle Regioni, in dialogo con il Paese e la società, è particolarmente importante».

Ascolto, confronto, buon senso. Un intervento inclusivo, un invito a lavorare insieme in nome dell'interesse nazionale. Altro che leader dell'opposizione. E il paradosso sta nel fatto il discorso del presidente, a voler spaccare il capello in quattro, era semmai più sbilanciato sul versante del centrodestra. L'elogio pubblico, irrituale, di Raffaele Fitto, che si sta sfiancando nella rincorsa ai fondi europei: «Lo voglio ringraziare per il suo impegno, direi inesausto, sul fronte del Pnrr. Una sfida di grande rilevanza, che dovrà produrre cambiamenti virtuosi. Servirà il senso di servizio e il concorso di tutte le istituzioni, centrali e locali».

Poi, il segnale imprevisto su un tema caldo, assai sentito dalla Lega. «La Repubblica è una e indivisibile, però già all'articolo 5 la Costituzione riconosce e promuove le autonomia». Nel 75esimo anniversario della Carta, ricorda «particolarmente importante è la collaborazione tra i diversi settori dello Stato» su questi argomenti.

Se Mattarella non guida l'opposizione, certo non parteggia nemmeno per la maggioranza. I suoi sono infatti interventi «di copertura», uno scudo istituzionale e neutrale che serve a proteggere non il tanto governo in carica quanto il Paese. Un ombrello per il periodi tempestosi come l'attuale, con la crisi energetica, le difficoltà delle famiglie, i problemi per far quadrare il bilancio. Da qui l'appello di Torino: «Bisogna cooperare con l'Unione Europea, quello è l'ambito per il nostro futuro».

Basta risse.

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