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I venezuelani votano in massa il fallimento del «chavismo» Il 70% ha voltato le spalle al presidente Maduro L'opposizione già pensa a elezioni anticipate

Molti compagni non riescono a capire come mai il chavismo abbia perso le elezioni di domenica scorsa per rinnovare il Parlamento venezuelano e sperano di cavarsela con la più vigliacca delle domande: «Ma non dicevate che era una dittatura? E allora come mai il presidente Nicolás Maduro ha riconosciuto il voto?». Solo i vigliacchi, infatti, possono negare le decine di raid dei motorizados le gang filo-chaviste che, anche l'altroieri come da 10 anni a questa parte, terrorizzano gli elettori venezuelani nel tentativo di non farli votare. Che avrebbe dovuto fare Maduro: arrestare il 70% dei venezuelani che non lo ha votato? Solo i vigliacchi possono ignorare la performance di VTV, la televisione di regime, che per tutta la giornata elettorale è riuscita a non intervistare né inquadrare nessun candidato dell'opposizione per ben 16 ore, un record degno della tv di Ceausescu. Vigliacco è tacere sulle pistolettate che hanno ucciso un dirigente dell'opposizione ed in almeno altre 5 occasioni hanno «arricchito» i comizi pre-elettorali dei principali leader non in linea con il regime - è accaduto al conciliante Henrique Capriles ma anche alla battagliera Lilian Tintori, moglie di Leopoldo López, il leader venezuelano in carcere dal 18 febbraio dello scorso anno con altri 75 prigionieri politici. Vigliacco è sorvolare sull'uso di tutto l'apparato statale venezuelano per far vincere il PSUV, il partito socialista venezuelano, compresi i bus di linea usati come torpedoni per portare dipendenti pubblici e di imprese nazionalizzate ai seggi. Vigliacca è stata la vergognosa lista di Tascón, che nel 2004 fece licenziare dalla statale PDVSA e dagli uffici pubblici decine di migliaia di venezuelani colpevoli di aver votato contro la buonanima di Chávez. Purtroppo per molti compagni italioti che ammirano il socialismo del secolo XXI e se ne fregano dei diritti umani quando violati «da sinistra», non è neanche servito far emigrare all'estero nell'ultimo decennio un paio di milioni di venezuelani non in linea con la «rivoluzione bolivariana» perché - al momento in cui andiamo in stampa - dei 167 seggi parlamentari, 112 sono stati vinti dall'opposizione ed appena 51 dal chavismo. Resta il mistero sui rimanenti 4 seggi che, scrutinato il 99% dei voti il Consiglio elettorale venezuelano (CNE) si rifiuta di assegnare ormai da due giorni. Vergognoso è anche tacere su questo perché, lo sanno tutti, se l'opposizione ottenesse ancora un seggio dei 4 sub judice avrebbe la maggioranza assoluta dei due terzi in Parlamento. Non una questione di lana caprina perché potrebbe proporre ai venezuelani un referendum per mandare Maduro a casa in anticipo, tre anni prima della scadenza del suo mandato. Vedremo cosa si inventerà nelle prossime ore e giorni Tibisay Lucena, la presidente del CNE, prontissimo domenica a ritirare le credenziali ad alcuni ex presidenti poco accomodanti con il regime ma cieco verso le centinaia di violazioni pro chavismo commesse ai seggi e diffuse dai social media. I 22 seggi ancora «in ballo» nel caso fossero «magicamente» assegnati al chavismo garantirebbero all'attuale presidente di continuare a governare più o meno come ha fatto sinora, dal momento che Maduro ha dalla sua parte tutto il settore giudiziario che dal 2005 ad oggi ha cassato il mandato di decine di oppositori per motivi ridicoli e ne ha fatti arrestare 76 tutti i media e la totalità della Guardia Nazionale Bolivariana.

Sarebbe una vergogna e, noi a differenza di altri, ci teniamo a dirvelo sin d'ora oltre a spiegarvi perché dopo 17 anni di paradiso chavista i venezuelani hanno votato in massa contro Maduro: il 75% di loro è povero, l'inflazione è al 300%, la criminalità è dilagante e, dulcis in fundo, due nipoti di sua moglie rischiano l'ergastolo negli Usa dopo essere stati arrestati con 800 Kg di cocaina.

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