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Ilva, arriva il prestito ponte del Tesoro

Invitalia in campo con 320 milioni e Quaranta possibile commissario. Poi il piano di rilancio

Ilva, arriva il prestito ponte del Tesoro

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Il governo fa quadrato sull'amministrazione straordinaria per l'ex Ilva e detta la road map che porterà al rilancio dell'azienda siderurgica: l'avvio dell'amministrazione straordinaria; la nomina di un solo commissario; un prestito ponte da 320 milioni per mettere in sicurezza gli impianti, fare manutenzioni, programmare nuovi investimenti; una due diligence sui conti e una gara nel più breve tempo possibile per fare entrare nuovi investitori nell'ambito di un progetto di rilancio che si inserisca a pieno nel piano nazionale per la siderurgia.

La soluzione è stata ufficializzata ieri sera in un doppio incontro, prima con l'indotto e poi con i sindacati, presieduto dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, con la partecipazione di tutti i ministri coinvolti: l'Economia con Giancarlo Giorgetti, le Imprese con Adolfo Urso, il Lavoro con Marina Elvira Calderone. Il ministro per il Sud, Raffale Fitto ha seguito il tutto in video collegamento. L'amministrazione straordinaria ha prevalso, dunque, sul concordato avviato da Acciaierie d'Italia che non poteva avere efficacia legale e nelle prossime ore il ministero procederà alla nomina del commissario per «la presa in carico dell'azienda e per garantire continuità e dare rilancio», ha detto Mantovano durante il vertice.

La rotta è tracciata, dunque, anche se all'appello manca ancora colui che traghetterà Ilva a nuova vita. Nel 2015, in occasione della prima amministrazione straordinaria, furono Piero Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi. Ma questa volta ci sarà - per ora - una figura unica che, nelle intenzioni del ministro Urso, «dovrà essere una persona che conosce l'azienda e abbia competenze nel settore della siderurgia per rilanciare subito il gruppo». Un identikit che potrebbe coinvolgere, secondo alcune fonti, il dirigente Giancarlo Quaranta, uno dei personaggi di spicco della gestione targata Riva.

Se, infatti, il governo punta ad una amministrazione a tempo dovrà fare di tutto per accelerare la way out. Nel pomeriggio il ministro Urso aveva ribadito «che ci sono molti player interessati a investire nella siderurgia italiana». Ma prima occorre avere contezza dello stato finanziario reale dell'azienda.

Ieri sera, nel vertice con l'indotto, sono state comunque ribadite le garanzie già annunciate per cercare di onorare i crediti in sospeso: almeno 150 milioni. Ma il problema è che il governo dovrà condurre una trattativa difficile: «Uno dei grandi problemi è che Acciaierie d'Italia ha messo un veto totale sulla documentazione, ad oggi il governo non ha la situazione creditoria o debitoria», ha osservato Pasquale Di Napoli, presidente di Confindustria Taranto.

«Si va verso commissariamento, ma questo non vuol dire che muore tutto», ha aggiunto il presidente di Aigi, Fabio Greco, al termine dell'incontro con il governo. In particolare, i rappresentanti delle aziende avrebbero ringraziato l'esecutivo, sottolineando come il governo guidato da Giorgia Meloni sia il primo «dopo otto governi a mettere la faccia» sulla vicenda Ilva. «È la prima volta», avrebbero sottolineato i rappresentanti dell'indotto, «che non siamo stati lasciati soli».

Sullo sfondo resta poi il possibile strascico legale con il socio privato Arcelor Mittal che in una lettera definisce l'amministrazione straordinaria «una grave violazione dell'accordo di investimento».

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