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Le impronte digitali del prof

Nel Paese in cui il segreto sugli atti giudiziari è una barzelletta, la Procura di Bergamo era una lodevole eccezione.

Le impronte digitali del prof

Nel Paese in cui il segreto sugli atti giudiziari è una barzelletta, la Procura di Bergamo era una lodevole eccezione. In tre anni i pm che indagavano sulla pandemia hanno viaggiato sotto coperta. Certo, i giornaloni stavano ben lontani da quella puzzolente vicenda, soprattutto quando la verità che stava emergendo inguaiava Giuseppe Conte e Roberto Speranza alle loro bugie, alle loro omissioni su zona rossa e piano pandemico, secretato e rimasto in busta chiusa. Il Giornale ha fatto il suo dovere, altri hanno vivacchiato di illazioni.

La perizia di Andrea Crisanti ha il merito di aver messo in fila i fatti: è una ricostruzione della catena di errori e inadempienze che si inseguono dal 2006. È impietosa con tutti, da Conte ad Attilio Fontana. Ma guarda caso le (poche) fuoriuscite sui media più vicini a Conte e Speranza, dal Fatto quotidiano a Piazza Pulita, dal Domani a Report, hanno riguardato solo la Lombardia («era impreparata al disastro», dice lo scienziato al Corriere), anche in piena campagna elettorale. Indiscrezioni che anziché scalfire la vittoria del centrodestra hanno avvelenato i pozzi della narrazione in un'unica direzione. La più facile, contro i leghisti brutti, sporchi e cattivi. E guarda caso, ogni volta quei pezzi di verità venivano selezionate con intelligenza dalla perizia di Crisanti, fossero sms o verbali, pezzi di carta o ricostruzioni. Coincidenze, certo. La virostar cade dalle nubi e minaccia querele: «Rimango di sasso, chi fa il mio nome dice il falso». Il procuratore capo non conferma e non smentisce la ricostruzione del Giornale che porterebbe a Crisanti ma sembra aver fretta: «Purtroppo oggi non ho novità, ho delegato gli accertamenti» alla Guardia di Finanza, polizia giudiziaria su cui qualcuno avrebbe voluto (invano) dirottare i sospetti. Ma i rapporti tra Chiappani e i «suoi» sono granitici. È agli ultimi arrivati che si guarda quando si crepa la diga a difesa dell'indagine più complessa che si sia mai vista da quelle parti, a maggior ragione se la fuga di notizie non imbarazza gli indagati ma chi ha visto sgretolarsi la credibilità delle indagini ed è stato costretto a violare la sacralità della sua funzione investigativa con qualche dichiarazione di troppo. Crisanti non è un soldato che obbedisce e tace, non è uno sbirro che frenare la lingua. È uno scienziato che si gode una popolarità imprevista («La mia perizia non ha precedenti»), pensa di essere investito di una missione, anzi di «un dovere morale», quasi si dispiace per il compagno di partito Roberto Speranza, meno per i suoi (nuovi) nemici politici come Fontana.

Indizi che non fanno una prova ma che seminano più di un sospetto.

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