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"Io, femminista vi dico: quel libro non è omofobo"

La storica: "Sto leggendo Il mondo al contrario, va preso sul serio. Dice ciò che pensano tanti"

"Io, femminista vi dico: quel libro non è omofobo"

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Una femminista per colui che in pochi giorni, veloce proprio come una folgore, ha soffiato a Francesco Figliuolo il titolo di Generale per antonomasia: Roberto Vannacci. Lucetta Scaraffia, storica cattolica e ahinoi femminista (ahinoi per noi maschi, ovviamente), ha scritto ieri sulla Stampa, giornale naturaliter antivannacciano, un articolo parecchio possibilista, un pezzo quasi dalla parte del Generale e del suo inopinato bestseller: «Un libro che merita di essere preso sul serio».

Urge prendere sul serio anche tale esortazione e perciò telefono all'autrice e la trovo a Todi, in Umbria, dove da decenni passa l'estate assieme al marito Ernesto Galli della Loggia. «La marzia Todi» scrisse il Carducci. «La marzia Lucetta» potrei scrivere io dopo questa intervista.

L'hai letto veramente?

«Sì, ho saltato solo il capitolo sull'energia perché di energia non so nulla».

Quali capitoli hai trovato più interessanti?

«Quelli in cui mostra le sue innegabili competenze e dunque quando parla di difesa, di ambiente, di migrazioni... Quello sulla famiglia è il capitolo più debole, le femministe non sa neanche chi sono...».

Beato lui!

«Beato lui? Fa un discorso nostalgico sulla famiglia dei bei tempi andati, si capisce che conosce soltanto la famiglia di suo papà e sua madre e quella con sua moglie e le loro due figlie. Non sa che la legge del 1975 sul diritto di famiglia di quei bei tempi andati ha corretto molto e del resto come potrebbe saperlo, fa il generale».

E poi, come scrivi anche tu nell'articolo, Vannacci ha vissuto molti anni in Africa e in Afghanistan: laggiù di femministe ce ne sono poche.

«Sì, leggendo il suo libro si capisce che conosce il mondo. Guarda l'Italia da difuori, ha una dimensione molto più ampia di molti osservatori soliti».

Mi viene in mente l'intervista che gli ha fatto Tommaso Labate sul Corriere, un articolo la cui derisione è a dimensione di salotto: altro che Africa e Asia, altro che mondo, è la visione di Roma Centro.

«Il libro è molto meglio delle interviste. Le interviste sono tremende, lui coi giornalisti non sa destreggiarsi, anche in tv si trova di fronte a persone abilissime, a giornalisti assatanati che cercano di fargli dire cosa vogliono loro. Non ho ancora letto una sola intervista fatta con un minimo di rispetto e di curiosità. E pensare che Il mondo al contrario non è neppure omofobo e razzista...».

Anche se fosse? Per omofobi e razzisti la libertà di espressione sancita dalla Costituzione non vale?

«Credo che una debba potersi esprimere anche se omofobo e razzista. Però lui non lo è. Non considera l'omosessualità una malattia come invece tanti scienziati fino a 30 anni fa».

Fino al '90 l'Oms la considerava una malattia mentale, oggi se osi criticare Sodoma anche solo vagamente ecco un ministro di un partito di destra che ti dà del malato di mente sui social.

«Non vorrei infierire su Crosetto, su un governo così fragile davanti agli ovvi attacchi dell'opposizione. Hanno creduto di poter finalmente fare, di poter finalmente dire, e invece non possono dire niente».

Sulla Stampa ti sei chiesta: Ci voleva un generale della Folgore per dire queste cose che tanti pensano? Io credo che se cose simili le avesse scritte un intellettuale certificato come Veneziani nessuno ne avrebbe parlato.

«Veneziani non avrebbe potuto scrivere come ha scritto Vannacci, ossia rozzamente ma con solide convinzioni maturate osservando il mondo, non mediate dai libri né dall'ideologia».

Ti ringrazio della disponibilità: chi non dileggia il Generale rischia il dileggio.

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