Politica economica

Italiani estinti nel 2307: fermare l'apocalisse

L'inverno demografico, il termine coniato da alcuni sociologi per descrivere l'aumento dell'età media della popolazione, vale un terzo del Pil e se non si interviene si trasformerà in un'Apocalisse demografica

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L'inverno demografico, il termine coniato da alcuni sociologi per descrivere l'aumento dell'età media della popolazione, vale un terzo del Pil e se non si interviene si trasformerà in un'Apocalisse demografica. Al Forum Ambrosetti il padrone di casa, il ceo di Ambrosetti Valerio De Molli (in foto), apre il lavori con questa riflessione, sulla base di uno studio ad hoc. Bisognerebbe «aumentare immediatamente almeno a 250.000 l'anno la quota di permessi di soggiorno per motivi di lavoro rispetto alla media dell'ultimo quinquennio; sviluppare una politica di attrazione di immigrati qualificati; realizzare una legge sull'immigrazione che favorisca integrazione e mobilità sociale» per evitare il peggiore degli scenari, quello che, se i tassi di natalità non dovessero cambiare, vedrebbe nascere l'ultimo italiano nel 2225 e la popolazione italiana cessare di esistere nel 2307. «Un'apocalisse demografica - spiega De Molli - significherebbe una perdita economica pari a un terzo del Pil, la produttività dovrebbe almeno raddoppiare e oggettivamente è un obiettivo irraggiungibile; l'attuale modello di welfare sarebbe insostenibile, il rapporto debito/Pil esploderà raggiungendo il 200% nel 2070; alla nascita ogni persona si troverà con un debito di 127mila euro; il rapporto tra pensionati e lavoratori passerà da uno a quattro, a uno a uno nel 2050; la spesa sanitaria pubblica esploderà 220 miliardi».

Per evitarlo, tra l'altro, l'idea di «favorire l'allungamento della vita lavorativa fino a 75 anni».

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