Cronaca internazionale

Kevin Mitnick, il mito hacker che fece impazzire l'Fbi

Kevin Mitnick, uno dei più famosi hacker informatici, il primo ad essere elencato tra le persone più ricercate negli Stati Uniti negli anni '90, è morto all'età di 59 anni

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Kevin Mitnick, uno dei più famosi hacker informatici, il primo ad essere elencato tra le persone più ricercate negli Stati Uniti negli anni '90, è morto all'età di 59 anni. Soffriva di cancro al pancreas, è deceduto accanto alla moglie incinta del loro primo figlio, secondo un necrologio pubblicato online a Las Vegas, sua città d'origine.

Soprannominato «The Condor», Mitnick era considerato negli anni '90 il re degli hacker per aver a lungo sfidato le autorità americane rubando migliaia di file di dati, compresi segreti industriali e numeri di carte di credito, che aveva affermato di non aver mai utilizzato. Hacker fin da ragazzino (a 12 anni aveva trovato un sistema per «bucare» il sistema dei trasporti pubblici di Los Angeles e viaggiare gratis su qualunque autobus), un precursore e un innovatore, capace di inventare tecniche innovative come l'«Ip Spofing», e in grado di veicolare nella cultura popolare la figura del giovane pirata che, dalla sua camera, sfida server e computer considerati inespugnabili. La sua vita ha ispirato il film Cybertraque diretto da Joe Chappelle nel 2000, il suo ruolo era interpretato dall'attore Skeet Ulrich. Mitnick era stato arrestato nel 1995 dall'Fbi, grazie all'aiuto di un altro specialista di sicurezza informatica, il giapponese Tsutomu Shimomura, di cui era riuscito ad hackerare il computer. Incriminato per uso illegale della rete telefonica e frode informatica, Mitnick si dichiarò colpevole e fu condannato a cinque anni di carcere. Una punizione sproporzionata per i suoi sostenitori che organizzarono un movimento mondiale con lo slogan «Free Kevin». Al suo rilascio dalla prigione nel gennaio 2000, si convertì in un white hat, il nome dato agli hacker etici che testano la sicurezza dei computer per conto di aziende e istituzioni.

Ha anche tenuto conferenze e scritto diversi libri, incluso un resoconto dei suoi anni in fuga: The Ghost in the Wires: My Adventures as the World's Most Wanted Hacker (Little Brown and Company, 2011), diventato un bestseller, e The Art of Deception (Pearson, 2003).

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