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Lampedusa come una polveriera

L'assedio continua, bivacchi sulle banchine e strutture al collasso. Trasferiti in 2.500

Lampedusa come una polveriera

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A Lampedusa l'emergenza non è finita, anche se la notte tra mercoledì e ieri ha registrato una tregua, che ha concesso alla macchina organizzativa dell'accoglienza e dei trasferimenti di prendere respiro. Lieve e breve, visto che nel corso della mattinata di ieri sono iniziati gli approdi.

In quasi 400 sono arrivati a bordo di 9 imbarcazioni che sono state intercettate in mare dalle motovedette della guardia costiera e della guardia di finanza che le hanno agganciate e condotte in porto. Come quasi tutti i barchini approdati in questi giorni, sono partiti da Sfax, in Tunisia. La tregua ha, comunque, consentito di continuare a svuotare l'hotspot che sta subendo una pressione fortissima, arrivando a toccare 7mila presenze, mentre ieri mattina, dopo i trasferimenti del giorno prima, i migranti erano 4.457, numero destinato a scendere - a meno di ingenti approdi - perché anche ieri, fino a sera, quasi 2mila hanno lasciato l'isola: 453 diretti a Trapani con nave «Lampedusa» dedicata, 480 ad Augusta con nave dedicata «Veronesi», 700 con il traghetto «Galaxy» per Porto Empedocle e 300 a Catania con nave militare «Orione».

I migranti hanno anche protestato perché sono stanchi di attendere il trasferimento e sono servite le cariche di alleggerimento delle forze dell'ordine. Numeri inverosimili quelli che si sono riversati su Lampedusa, che potrebbero replicarsi, come da previsione funesta di Frontex: «Nelle prossime settimane gli sbarchi in Italia da Libia e Tunisia potrebbero aumentare. I gruppi criminali si fanno concorrenza e abbassano i prezzi delle traversate».

Finora siamo a 126mila sbarcati sulle nostre coste, 11.317 solo nei primi 14 giorni di settembre. Lampedusa, che mercoledì ha dichiarato lo stato di emergenza, è allo stremo. Lo sono i cittadini, che pure continuano ad aiutare, e lo sono le forze dell'ordine. «Urgono rinforzi. I colleghi sono stremati». È l'appello del sindacato di polizia Fsp per il quale urge vigilare «sulle insostenibili condizioni in cui operano i colleghi che, con straordinaria professionalità, senso del dovere e incrollabile spirito di sacrificio, stanno gestendo un'emergenza più grave che mai». Lo chiede Valter Mazzetti, segretario generale Fsp Polizia di Stato, al ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, e al capo della Polizia, Vittorio Pisani, in una lettera in cui descrive «il disagio e lo sfinimento assoluto dei poliziotti, di donne e uomini che tengono duro, coraggiosamente e responsabilmente, nel garantire il presidio di legalità che ancora una volta fa grande il nostro Stato. Tremendamente faticosa e sacrificata è l'esperienza lavorativa di chi opera in quei contesti, rimanendo giorno dopo giorno nel caos, lavorando senza sosta stritolato dalla stanchezza, attorniato dalla sporcizia, avvolto da effluvi asfissianti, rabbia pronta a esplodere, esposto agli elementi, nella tensione e nell'ansia.

L'hotspot dell'isola è come una grande stazione di servizio traboccante disperazione, le banchine del porto come immensi bivacchi con latrine a cielo aperto, il mare come una caotica strada affollata dal via vai di mezzi. E nella calca di corpi ammassati compaiono le figure dei colleghi attoniti e allerta. I reparti sono al collasso perché l'attuale forza presente non riesce a soddisfare le esigenze legate all'emergenza e, pertanto, si lavora in maniera fissa in doppi turni, ma anche su tre turni o sullo smontante.

Cento uomini (20 a turno) non possono essere sufficienti a coprire un'emergenza che mette tutti in ginocchio».

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