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L'Antitrust esamina il caso Sgarbi. "Esercito solo il mio diritto di autore"

Parte l'istruttoria dopo la segnalazione del ministro Sangiuliano sulle attività extra del suo vice. Pronunciamento entro quattro mesi

L'Antitrust esamina il caso Sgarbi. "Esercito solo il mio diritto di autore"

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Il caso Sgarbi non si chiude, anzi. Il fascicolo sul sottosegretario alla Cultura, accusato (dalla stampa e da una lettera anonima) di aver svolto consulenze incompatibili con il suo mandato politico, passa nelle mani dell'Antitrust. Tutto come previsto. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha aperto una istruttoria, su segnalazione dello stesso ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, e dovrà esprimersi entro il 15 febbraio del 2024 sulle sorti del sottosegretario. Quattro mesi di attesa prima di capire se Vittorio Sgarbi potrà continuare a lavorare al ministero della Cultura, a fare parte dell'esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Era stata la stessa premier a dirlo: «Aspettiamo la valutazione prima di prendere decisioni». Dunque, Sgarbi resta al suo posto e, come ha più volte ribadito, non si dimetterà. «Attendo sereno il giudizio, sono felicissimo dell'avvio dell'istruttoria dell'Antitrust - ha commentato il critico d'arte - l'Antitrust è il mio cda, deve valutare il mio diritto d'autore. Le mie attività sono un esercizio legittimo del diritto d'autore» ribadisce. Già, perché Vittorio Sgarbi continua a ripeterlo: «Tutto quello che ho fatto è perfettamente consentito dalla legge Frattini». È proprio la legge Frattini al centro della questione, la legge 215 del 2004 che disciplina il conflitto di interessi secondo la quale «il titolare di cariche di governo non può esercitare attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse alla carica di governo, di qualunque natura, anche se gratuite, a favore di soggetti pubblici e privati». Quello che, invece, secondo le accuse, avrebbe fatto Vittorio Sgarbi presenziando a mostre e a presentazioni teatrali dietro compenso. A sollevare il polverone mediatico è stato il Fatto Quotidiano, il giornale diretto da Marco Travaglio che, dopo avergli dedicato la prima pagina accompagnata dal titolo «È al governo e incassa cachet d'oro: la legge lo vieta», lo ha messo sulla graticola. Un polverone sollevato per nulla secondo gli avvocati di Sgarbi perché tutte le presentazioni fatte nell'ultimo anno, da quando cioè è stato incaricato nel governo, sono tratte da suoi libri. «Scrivere libri non è vietato, l'ha fatto pure Sangiuliano» dice Sgarbi che si appella persino «all'articolo 21 della Costituzione che garantisce la libertà di espressione». «Se poi guardiamo che l'elenco delle incompatibilità riguarda pure Miss Italia...» ironizza con i cronisti dell'Ansa. Nulla contro la legge in poche parole, a proteggerlo sarebbe proprio il diritto d'autore alla quale non può sottrarsi. Piuttosto Sgarbi è pronto a passare al contrattacco perché, come dichiarato dallo stesso sulle colonne del nostro giornale, sarebbe vittima di «una campagna di delegittimazione». Intanto il garante della Concorrenza, Roberto Rustichelli, nella delibera che avvia l'istruttoria formale precisa che «le attività oggetto di segnalazione, se confermate, appaiono connesse con la carica di governo, nonché svolte in maniera né marginale, né occasionale, potendo porsi in contrasto con la norma».

Ma per valutare c'è tempo e Vittorio Sgarbi è «assolutamente tranquillo».

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