Guerra in Israele

L'asse del male, Teheran e Siria che armano Hezbollah

"Avete spalancato le porte dell'inferno" è la caustica dichiarazione del generale israeliano Ghassan Alian, dopo il devastante attacco a sorpresa di Hamas

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«A vete spalancato le porte dell'inferno» è la caustica dichiarazione del generale israeliano Ghassan Alian, dopo il devastante attacco a sorpresa di Hamas. Una risposta secca all'appello, rarissimo per il personaggio, di Mohammed Deif, il comandante militare del gruppo integralista, che ha invitato i paesi arabi a colpire Israele. L'ora X è scattata per bloccare l'annunciato disgelo dello stato ebraico con l'Arabia Saudita e non solo. La paura più grande, in queste ore, è un secondo attacco contro Israele dal Libano con la potenza di fuoco di Hezbollah. L'inevitabile rappresaglia potrebbe allargare il conflitto coinvolgendo gli iraniani, veri burattinai della nuova guerra.

Deif, imprendibile stratega fantasma di Hamas, ha visitato di recente, in segreto, Teheran. La forza al Quds, dei Guardiani della rivoluzione, appoggia da anni il riarmo di Hamas, che grazie agli specialisti di Hezbollah, il partito armato sciita libanese, ha messo in piedi un importate arsenale. Nelle prime ore dell'attacco sono stati lanciati da Gaza 2.200 missili e per la prima volta 200-300 commando palestinesi sono riusciti a infiltrarsi via terra seminando panico e morte in Israele.

L'attacco è partito esattamente 50 anni dopo la guerra dello Yom Kippur, che aveva messo seriamente in difficoltà il paese ebraico con l'offensiva congiunta dei paesi arabi. Una simbologia importante, ma mezzo secolo dopo il vero motivo geopolitico è, al contrario, il temuto disgelo di Israele con le nazioni arabe. Il 20 settembre a New York il premier Bibi Netanyahu, incontrando il presidente americano Joe Biden, ha parlato «di una pace storica tra Israele e Arabia Saudita». Pochi giorni dopo il primo rappresentante ebraico, il ministro del turismo, Haim Katz, metteva piede a Riad. Il responsabile degli Esteri, Eli Cohen, ha spiegato che un accordo di normalizzazione tra i due Paesi può essere raggiunto «nel primo trimestre del 2024». Un cammino diplomatico iniziato con gli accordi di Abramo che hanno portato al disgelo con Emirati Arabi Uniti e Bahrein e successivamente Marocco come è già accaduto da tempo con Egitto e Giordania. Fumo negli occhi per gli estremisti di Hamas, che puntano alla distruzione di Israele e per i burattinai iraniani nemici giurati del regno saudita, nonostante il recente tentativo di riavvicinamento spinto dalla Cina.

Il sanguinoso conflitto lanciato da Hamas verrà manipolato dalla propaganda mettendo sul piatto le vittime civili palestinesi, in realtà utilizzate come scudi umani. Basterà un solo video raccapricciante di bambini ammazzati dalle bombe israeliane per convincere Riad a rimandare sine die la normalizzazione con Tel Aviv.

«Le porte dell'inferno», però, prevedono scenari peggiori. In Israele si vive con il fiato sospeso per la possibile apertura di un secondo fronte a Nord con un attacco di Hezbollah dal Libano, come era già accaduto nel 2006. I giannizzeri di Teheran hanno dichiarato senza peli sulla lingua che l'offensiva di Hamas è «una risposta decisa all'occupazione continua e un messaggio a chi cerca la normalizzazione con Israele». Grazie alla via di rifornimento attraverso la Siria, spesso sotto attacco aereo israeliano, Hezbollah controlla un temibile arsenale di 130mila fra razzi e missili, secondo le stime più funeste, compresi vettori balistici capaci di colpire qualsiasi città ebraica oltre ordigni anti nave e droni. Se scatenassero il fronte Nord la guerra sarebbe combattuta sulle teste dei caschi blu dell'Onu a cominciare dai 1076 militari italiani già in allerta.

Il governo iraniano si è congratulato con gli oltranzisti palestinesi per l'attacco contro Israele. L'operazione è stata definita un «punto di svolta». Gli ayatollah guidano l'Asse della resistenza contro lo stato ebraico che comprende Hamas, Hezbollah e il regime siriano. Un intervento di Teheran «giustificato» dal pugno di ferro annunciato da Netanyahu metterebbe in campo missili balistici ben più distruttivi e precisi degli Scud di Saddam lanciati su Israele durante la guerra del Golfo. E l'aviazione israeliana prenderebbe la palla al balzo per annichilire le potenzialità nucleari iraniane.

Il rischio di una drammatica escalation è dietro l'angolo.

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