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"Laudati doveva controllare Striano"

Il comandante della Guardia di Finanza De Gennaro punta l'indice sulla gestione De Raho

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Il numero uno della Guardia di Finanza Andrea De Gennaro mette nel mirino la «gestione de Raho» alla Procura nazionale Antimafia. Ieri, a partire dalle 10, il comandante generale della Gdf è stato ascoltato in commissione Antimafia sull'affare dossier. Più che il tenente Pasquale Striano, il vertice delle Fiamme Gialle punta il dito contro la Direzione nazionale antimafia: «Chi è abilitato a verificare il contenuto del lavoro che gli è stato assegnato (Striano) è evidentemente colui il quale gli ha assegnato quel lavoro, che non è il comandante del nucleo di polizia valutaria, dato che «il responsabile del gruppo delle cosiddette Sos all'antimafia in quel momento era il sostituto procuratore antimafia Antonio Laudati»

La responsabilità andava in capo alla struttura (Procura Antimafia) a cui era assegnato il tenente» - dice incalzato dalle domande dei commissari. Si arricchisce di un nuovo colpo di scena l'intrigo sugli accessi abusivi su cui indagano i magistrati di Perugia guidati da Raffaele Cantone. De Gennaro, nel corso dell'audizione, precisa che «per la Gdf Striano resterà innocente fino a sentenza di condanna» e poi ricorda «quando nel 2019 fu assegnato alla Dna fu fatto uno screening su Striano, ritenuto adatto per quel ruolo». Si profila, in ogni caso, l'apertura di un procedimento disciplinare per l'ufficiale. C'è un passaggio importante ad aprire nuovi scenari: «Il tenente Striano non ha più accesso alle banche dati dal novembre 2022». E dunque chi, dal novembre 2022, in poi ha continuano a scavare, senza una delega d'indagine, nei conti corrente e vita privata di vip e politici? E il punto su cui si concentrano le indagini di Cantone. Sull'esistenza di una rete, De Gennaro frena: «Non mi sento di avere elementi per poter ipotizzare una rete». Le parole del vertice delle Fiamme gialle sono però utili a ricostruire il meccanismo di funzionamento delle Sos e di altre verifiche: «Fino al settembre 2022 chi operava presso la direzione nazionale antimafia non aveva né il vpn né il collegamento alla rete informatica, da settembre 2022 si sono assegnate le cosiddette saponette e da novembre 2023 c'è un collegamento in fibra sulla procura nazionale antimafia. Quindi i militari del gruppo Sos possono accedere alle banche dati fisicamente dalla procura nazionale, prima no. Perché Striano facesse accessi da reparto Gdf? Semplicemente perché da un'altra parte non lo poteva fare» - spiega De Gennaro. Ora però per la Gdf studia un meccanismo per proteggere l'attività investigativa vera e propria con l'introduzione di un alert quando si accede alle informazioni che riguardano politici.

Resta sotto tiro Cafiero de Raho, che ha preferito non intervenire in commissione. Il capogruppo dei senatori Fi Maurizio Gasparri non molla: «Oggi sono emersi altri fatti molto gravi e chiari. Il luogotenente Striano ha operato anche nell'ambito di processi gestiti dalla Procura di Reggio Calabria quando era guidata da Cafiero de Raho. Il quale ha più volte camminato in parallelo a Striano. Che, guarda caso, ha svolto un ruolo attivo in un importante processo che ha visto la Procura di Reggio Calabria protagonista. Striano ha testimoniato, ma Cafiero de Raho non pare non se lo ricordi. Poi Cafiero de Raho incrocia Striano alla Procura nazionale antimafia. E, come ha detto il procuratore aggiunto Laudati, Cafiero de Raho sarebbe stato informato sulle attività del personale applicato presso la Procura nazione antimafia. Ho posto il problema della incompatibilità di Cafiero de Raho che è rimasto in silenzio. Andrò avanti».

Lunedì tocca a Michele Carbone, direttore della Dia.

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