Cultura e società

Una lezione sul nostro fallimento

C'è un'immagine di grandezza e c'è il senso di rabbia per il fatto che la grandezza se ne va subito in sordina

Una lezione sul nostro fallimento

C'è un'immagine di grandezza e c'è il senso di rabbia per il fatto che la grandezza se ne va subito in sordina. Vediamo il professore dell'Università di Psicologia di Gerusalemme che se ne sta in piedi, davanti a una lavagna piena di scritte, con in braccio un neonato in pigiama (il figlio di una sua studentessa) mentre imperterrito prosegue la lezione. Ma capiamo subito dove va a parare quella scena e quindi a prevalere è il senso di fastidio. Fastidio per il fatto che sembra la scena di un film su un personaggio eversivo degli anni Sessanta (un po' tra «Capitano mio capitano» de L'attimo fuggente e «Cambiare per gli altri è mentire a se stessi» di Mona Lisa Smile). Solo che siamo nel 2023, abbiamo parlato di parità fino allo sfinimento, abbiamo pensato di aver ottenuto, di essere arrivate, di aver appianato dissapori e differenze e poi arriva lui: il prof col bimbo in braccio. Si è procurato il fagotto prelevandolo dalle attenzioni imbarazzate di una sua studentessa che stava per abbandonare l'aula. Il prof spiegava, il suo bambino piangeva e lei si era già alzata raccogliendo le quattro cose sul banco, pronta a dare forfait per non disturbare i compagni e il docente. «Vabbè, niente dai, non è giornata. Non ci posso stare qui. Sono una mamma, lui è irrequieto, frigna, me ne torno a casa» avrà pensato. Invece Sidney Endelberg, il professore, con grazia e naturalezza mentre continua a spiegare, si avvicina alla sua studentessa, prende in braccio il bambino, lo calma, interrompe il pianto e prosegue la lezione dando la possibilità alla giovane mamma di continuare a prendere appunti. Non è un caso isolato nelle sue classi: lui concede questa possibilità. Permette alle ragazze, in caso di difficoltà, di portare in aula i figli piccoli e ogni tanto, come in questo caso, fa persino di più. Come se non bastasse, il professore è padre di una figlia femmina orgogliosa ed entusiasta che posta (giustamente) le gesta del padre sui social commentando «Mio papà è il migliore del mondo». Ed è proprio vero che quest'uomo, questo professore, questo padre merita tutta l'ammirazione e la gratitudine delle quali siamo capaci. Ma fa riflettere il fatto che il suo comportamento abbia il sapore pionieristico di una strada mai percorsa. Endelberg fa notizia perché non è la norma. Endelberg è ancora un precursore, un esperimento, qualcuno che ha appena inventato qualcosa. Endelberg rende evidente che la sua magnanimità è un motto d'empatia personale, un senso di civiltà isolato, fa capire che ciò che fa, di straordinario, è tutt'altro che un «sistema». E questo è uno schiaffo in piana faccia. Un disvelamento brutale.

Ci voleva un professore, padre di una giovane donna, con un neonato in pigiama blu a stellette bianche per capire che praticamente nulla è ancora stato fatto.

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