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L'inchiesta bis sul "sistema Montante". Indagato per corruzione anche Crocetta

"L'ex governatore obbediva all'imprenditore". L'ombra di un video hard

L'inchiesta bis sul "sistema Montante". Indagato per corruzione anche Crocetta

Ormai, politicamente, non ha più incarichi. E tuttavia l'inchiesta bis sul cosiddetto sistema Montante - il sistema creato dall'ex presidente degli industriali siciliani Antonello Montante, ex paladino dell'antimafia già condannato nel 2019 a 14 anni per dossieraggio - per l'ex governatore di Sicilia Rosario Crocetta (all'epoca Pd) è una bomba. Uno tsunami che spazza via in un lampo la sua immagine di politico antimafia senza macchia e senza paura in guerra contro la corruzione costruita al suon di presenze tv. Perché proprio di corruzione, in questa inchiesta bis sulle manovre di Montante, Crocetta è accusato dalla procura di Caltanissetta: per 400mila euro in tutto (200mila ottenuti da Montante e altrettanti da un altro indagato, Giuseppe Catanzaro) per finanziare la campagna elettorale del suo movimento, Il Megafono; e per essersi affidato a Montante per evitare la diffusione di un video hard in cui sarebbe stato immortalato con alcuni minori tunisini.

Per i pm, altro che autonomia, Crocetta sarebbe stato una sorta di pupo nelle mani del burattinaio Montante. Nella sua qualità di governatore, sostengono i pm nell'avviso di conclusione indagini che prelude al rinvio a giudizio, Crocetta si sarebbe messo «a disposizione» di Montante «asservendo - scrivono - agli interessi di quest'ultimo e dei soggetti a lui legati gli apparati dell'amministrazione regionale sottoposti, direttamente e indirettamente, ai suoi poteri di indirizzo, vigilanza e coordinamento». Nel mirino in particolare le nomine ad assessore di Linda Vancheri e Mariella Lo Bello, entrambe indagate ed entrambe assessore alle Attività produttive della giunta Crocetta, la prima dal 2012 al 2015 e la seconda dal 2015: nomi tutti indicati dal deus ex machina occulto Montante.

Gli indagati di questa inchiesta bis sono 13. Tra loro anche l'ex capo centro della Dia Giuseppe D'Agata, il poliziotto Diego Di Simone che era a capo della security di Confindustria, il poliziotto Vincenzo Savastano, ex vicequestore in servizio a Fiumicino, e l'ex capocentro Dia di Caltanissetta Gaetano Scillia.

Crocetta oggi vive in Tunisia. E intervistato dall'AdnKronos, nega a tutto campo. Sui soldi e soprattutto sulla richiesta di intervento a Montante per «evitare la diffusione - scrivono i pm - di un video a contenuto sessuale che lo ritraeva in atteggiamenti intimi con soggetti minori, di nazionalità tunisina, non meglio identificati». «Non sono mai stato con un minorenne - si difende Crocetta - non esiste alcun video hard con ragazzini tunisini. È un pettegolezzo che mi porto appresso dal 2008. Presentai anche una denuncia finita nel nulla». In una nota l'avvocato di Crocetta, Vincenzo Lo Re, smentisce tutto: «L'intera campagna elettorale di Rosario Crocetta è stata finanziata con contributi medi di 5mila euro, conferiti con bonifici bancari, e integrati» dal candidato presidente «con un assegno di 20 mila euro per saldare i debiti residui con i fornitori. Nessuna nomina - prosegue la nota - è stata sollecitata a Crocetta da Montante».

Il legale infine stigmatizza la «periodica ricomparsa di un fantomatico video a contenuto sessuale che ritrarrebbe Rosario Crocetta in atteggiamenti intimi».

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