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L'inutile appello di Savona: "Voglio un'Europa più equa"

La lettera rassicuratrice di ieri mattina non ha smosso il Quirinale: nessun accenno al no all'uscita dall'euro

L'inutile appello di Savona: "Voglio un'Europa più equa"

Dai retroscena che lo hanno piazzato dentro le liste dei ministri quando era ancora sconosciuto ai più, a protagonista della fine di quella che potrebbe essere la più breve legislatura della Repubblica Italiana. Ma anche uomo chiave della politica nei prossimi mesi fino alle probabili elezioni.

Paolo Savona è diventato il simbolo della fine del mandato esplorativo a Giuseppe Conte. Il leader della Lega Matteo Salvini ha dedicato a lui la prima dichiarazione subito dopo l'annuncio della fine del mandato all'avvocato vicino al M5S. «Se il professor Savona non può fare ministro perché vuole difendere i cittadini italiani, io se torno al governo ci porto il professor Savona».

Le sue idee e probabilmente anche la sua persona, saranno quindi al centro della campagna elettorale che inevitabilmente inizierà da oggi. Bandiera della Lega, che cercherà di trasformare il veto sul ministro dell'Economia in una bandiera.

Il no di Sergio Mattarella, anche se era la logica conseguenza delle posizioni assunte dal Quirinale nell'ultima settimana, è arrivato a sorpresa.

Ieri mattina c'era stato un timido tentativo di sdoganare Savona da parte del collega Pd Pier Carlo Padoan, al quale l'economista amato dalla coalizione giallo verde, ha a sua volta dedicato parole di apprezzamento. «Padoan è stato un grande ministro, glielo dirò di persona qualora dovessi essere il suo successore». Ma Savona non sarà il successore di Padoan. Mattarella ha detto no a un ministro «visto come sostenitore di una linea più volte manifestata che potrebbe provocare l'uscita dell'Italia dall'euro». A vuoto l'ultimo tentativo di mediazione del Quirinale. Ministero dell'economia spacchettato con Savona alle Finanze e un altro al Tesoro, dicastero che tiene i rapporti con l'Ue.

Non sono bastate nemmeno le rassicurazioni sulle sue posizioni a proposito dell'Europa arrivate ieri mattina. Attese dal Quirinale, ma andate completamente fuori bersaglio.

L'economista ha spiegato di volere un'altra Europa, un Parlamento europeo e una Commissione Ue con più poteri. Una «scuola europea per pervenire a una cultura comune». Poi, soprattutto, «la piena attuazione degli obiettivi stabiliti nel 1992 con il Trattato di Maastricht, confermati nel 2007 con il Trattato di Lisbona».

Nulla di preciso sull'Euro, quindi niente inversione a U sul famoso «piano b» che gli è stato attribuito, cioè all'uscita dell'Italia dalla moneta unica.

Rinnegarlo sarebbe forse stata la sola speranza di un via libera alla sua nomina a via XX settembre e quindi al governo Conte.

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