Cronaca internazionale

L'irruzione dei finti poliziotti: chef italiano rapito in Ecuador

Il sequestro ripreso dalle telecamere del suo ristorante. Panfilo Colonico coinvolto in una sparatoria già mesi fa

L'irruzione dei finti poliziotti: chef italiano rapito in Ecuador

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È stato rapito a Guayaquil, la principale città dell'Ecuador, Panfilo Colonico, uno chef/imprenditore italo-canadese originario di Sulmona. Il sequestro è avvenuto venerdì pomeriggio alle 16.30, quando un gruppo di uomini armati, tra cui due vestiti da poliziotti, è entrato nel suo ristorante «Il Sabore mio» brandendo pistole e portandosi via Colonico, come evidenziato da un video delle telecamere di sorveglianza. Un rapimento strano visto che già il 26 gennaio scorso il nostro connazionale era stato coinvolto in un incidente, con tanto di scontro a fuoco. Tre persone inviate dal proprietario di un concessionario che reclamava pagamenti arretrati erano arrivati nei pressi del ristorante per portarsi via l'auto blindata acquistata da Colonico per circa 100mila dollari. I suoi bodyguard avevano sparato contro i tre per evitare che portassero via l'auto e la polizia li aveva arrestati ma, poco dopo erano stati rilasciati mentre l'ufficio del procuratore di Guayaquil aveva scoperto che lo chef/imprenditore stava accumulando debiti. Per questo aveva anche ricevuto minacce, senza però mai avere presentato denunce fino a quel momento. Basta andare sulla pagina Facebook de «Il Sapore mio» per rendersi conto delle minacce.

Panfilo era arrivato il 12 marzo 2020 in Ecuador per turismo ma 4 giorni dopo, a causa del COVID, è rimasto «intrappolato» dal lockdown. Alla fine ci è rimasto per cinque mesi durante i quali ha detto di essersi innamorato del paese sudamericano. Questa almeno la sua versione riportata dai media. Fu allora che decise, come lui stesso ha dichiarato al quotidiano El Universo, di volere investire un milione di dollari per aprire «Il Sabore mio», un ristorante italiano in quel di Guayaquil, la capitale finanziaria dell'Ecuador ma, anche, la metropoli che al mondo invia più droga all'estero, soprattutto cocaina. Una città che da un paio d'anni è al centro di una violenza spaventosa che non accenna a diminuire. Nonostante questo scenario Panfilo voleva aprire un altro ristorante. Nato in Canada, in Ecuador tutti lo chiamano «Benny». Secondo il sito ReteAbruzzo, che pochi mesi fa lo aveva definito una «star» nel paese sudamericano «grazie alla cucina abruzzese», era «il proprietario del ristorante più grande di tutto l'Ecuador». E, sempre a detta del giornale online, al giorno dell'inaugurazione de «Il Sapore mio» avrebbero «partecipato ospiti illustri come il console canadese, il console italiano, membri della nostra camera di commercio, politici e importanti emittenti televisive». Di certo c'è che in Canada, dopo avere fatto nel 2015 due spedizioni di merci nel paese sudamericano, nel 2016 aveva aperto la società 9569707 CANADA INC in quel di Richmond Hill, città di 200mila abitanti dell'Ontario celebre soprattutto per essere servita da base proprio in quegli anni alla famiglia 'ndranghetista dei Coluccio. Chiusa la società dopo un mese esatto, sempre nella terra degli aceri aveva aperto un'impresa di costruzioni. Tra le sue maestranze c'erano anche operai ecuadoriani e, su loro consiglio, sempre secondo quanto raccontato ai media, sarebbe arrivato per turismo in Ecuador, scegliendo poi Guayaquil per aprire un primo ristorante e puntare sull'enogastronomia dopo essere stato bloccato dalla pandemia.

Ieri il presidente dell'Abruzzo Marco Marsilio ha detto di seguire «con apprensione quanto sta accadendo» aggiungendo di «essere in costante contatto con la Farnesina che si è attivata subito».

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