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"L'istituto di Francoforte è solido e ben capitalizzato"

L'economista: "Pesa ancora il salvataggio Ubs-Credit Suisse e la decisione di penalizzare gli obbligazionisti"

"L'istituto di Francoforte è solido e ben capitalizzato"

Marcello Messori, economista e docente dell'Università Luiss Guido Carli, ieri si è consumata un'altra giornata di passione sui titoli bancari europei.

Come mai Deutsche bank è stata colpita così duramente?

«Deutsche Bank è uscita, qualche anno fa, da un periodo problematico e ha trasformato il suo modello di attività. Al momento, sembra avere buoni margini di capitalizzazione e di liquidità. Quindi non è così vulnerabile».

Allora perché è stata bersagliata dalle vendite in Borsa?

«L'innesco è stata la decisione di due banche tedesche che non hanno esercitato la loro facoltà di rimborso anticipato di bond At1, sebbene ciò comportasse un aumento degli oneri finanziari. Data la penalizzazione di quel tipo di bond nel salvataggio di Credit Suisse, questa scelta è stata un segnale di illiquidità di quel segmento di mercato e il contagio ha riguardato gruppi bancari interessati a usare bond At1 per fini di rafforzamento patrimoniale e di stabilizzazione, ora privati di quello strumento. Il fatto che l'evento sia avvenuto in Germania ha concentrato l'attenzione su Deutsche Bank, che è la maggiore banca tedesca».

Si ritorna dunque a quanto accaduto nell'acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs: con la contestata decisione di penalizzare gli obbligazionisti prima degli azionisti...

«Nel salvataggio di Credit Suisse da parte di Ubs la decisione di azzerare un particolare tipo di obbligazioni subordinate, le At1 o CoCo, è stata improvvida perché ha sovvertito la sequenza usuale. Solitamente, quando c'è la risoluzione di una banca in crisi, si penalizzano prima gli azionisti, poi i vari tipi di obbligazionisti subordinati e infine, se vi è la necessità, ai detentori di obbligazioni semplici ma non garantite e ai grandi depositanti. Nel caso svizzero, si sono penalizzati i detentori di obbligazioni At1 rispetto agli azionisti».

Questa operazione ha danneggiato però il mercato degli At1...

«Questo tipo di obbligazioni erano un modo per assicurare una buona capitalizzazione alle banche. Fungevano da stabilizzatore. I contratti At1 hanno durata anche molto lunga, ma la banca ha facoltà di riscattarli a una data più vicina; come si è detto, se non lo fa, deve pagare tassi di interesse più alti. In condizioni normali è conveniente riscattarli ed emetterne, semmai, di nuovi. Le due banche tedesche hanno deciso di non farlo perché temevano che quel segmento di mercato fosse ormai bloccato».

E qui i timori per la mancanza di liquidità per le banche. Corre dei rischi il sistema bancario Ue?

«È inevitabile che vi siano rischi, ma moderati. La regolamentazione nell'area euro è molto più rigorosa di quella statunitense ed esclude derive come quella svizzera. Il che spiega perché le banche europee siano meglio capitalizzate e con liquidità abbondante. Il meccanismo europeo di vigilanza è stato criticato perché troppo severo. Ora, in un contesto di repentini aumenti dei tassi, capiamo l'utilità di tanto rigore».

Non ci sono punti deboli?

«Nonostante quanto detto, il settore europeo è indebolito dal mancato completamento del processo di unione bancaria.

Inoltre, è vero che la presidente Lagarde ha dichiarato che la Bce è pronta a rifinanziare le banche in caso di crisi di liquidità, ma non ha spiegato come intende combinare questa disponibilità con le recenti decisioni restrittive di politica monetaria, volte a porre sotto controllo l'inflazione».

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