Politica estera

L'ok di Bibi: via libera all'attacco a Rafah

Una delegazione israeliana in Qatar per i negoziati, dopo il no alle ultime richieste di Hamas

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Liquidate come «irrealistiche» le richieste di Hamas per la liberazione degli ostaggi israeliani, l'ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu approva i piani per l'offensiva di terra a Rafah, nel sud di Israele al confine con l'Egitto, che secondo l'esercito sarà preceduta da «operazioni specifiche» per liberare gli ostaggi. Tutto è pronto per l'azione militare che il Gabinetto di guerra considera la fase finale per sradicare Hamas dalla Striscia di Gaza, una fase che sarà preceduta dalla discussa evacuazione dei civili, un milione e mezzo ammassati nell'area. Nessuno al di fuori del governo conosce i dettagli dell'invasione, nemmeno gli Stati Uniti, ha fatto sapere il segretario di Stato Antony Blinken, che ancora spera nella possibilità di una tregua.

Netanyahu ha annunciato che una delegazione israeliana si recherà a Doha, in Qatar, per un altro giro di colloqui, segno che le trattative sono ancora aperte. Eppure ieri è arrivato un no secco alle richieste avanzate da Hamas che, secondo indiscrezioni, proponeva un accordo in tre fasi, ognuna di 42 giorni. Nella prima, riferisce Reuters, i terroristi si erano detti pronti a rilasciare donne, bambini e anziani in cambio della scarcerazione di 700 e fino a mille detenuti palestinesi. La seconda fase avrebbe previsto l'annuncio di un cessate il fuoco permanente in cambio del rilascio dei soldati israeliani e la terza il ritiro delle truppe dello Stato ebraico. Richieste bollate come «assurde» da Israele, che tuttavia torna al tavolo delle trattative.

A Gerusalemme, nel primo venerdì di Ramadan, i timori di scontri e di una giornata di rabbia, come avrebbe voluto Hamas che aveva invitato a marciare sulla moschea di Al Aqsa, sono svaniti dopo che 80mila musulmani si sono recati nel terzo luogo di culto dell'islam senza incidenti. Tremila agenti israeliani sono stati schierati nella Città Vecchia, circostanza che non è stata gradita al direttore della moschea, Omar Kiswani, secondo cui Al Aqsa «è diventata come una grande prigione a causa delle eccessive restrizioni e dei posti di blocco imposti».

A Gaza, dove i palestinesi sono alla fame e gli ospedali pieni secondo Msf, ieri la nave spagnola Open Arms, partita da Cipro, ha iniziato a scaricare parte delle 200 tonnellate di aiuti destinati alla popolazione, di cui si stima che mezzo milione sia ormai alla fame. L'operazione Safeena (in arabo barca) è un corridoio marittimo organizzato dalla Ong americana World Central Kitchen, in collaborazione con Usa, Ue, Gran Bretagna ed Emirati arabi uniti. La nave è arrivata dopo l'ennesimo scambio di accuse fra Hamas e Israele. Secondo il ministero della Sanità controllato dai terroristi, 12 persone sono morte a Gaza City, per un attacco israeliano sulla folla in coda per i pacchi alimentari. Ma l'Idf ha diffuso un video dall'alto in cui sostiene che sia stato un palestinese ad aprire il fuoco un'ora prima dell'arrivo dei camion.

Dalla Cnn trapela intanto il contenuto di una bozza di risoluzione che gli Stati Uniti intendono presentare al Consiglio di Sicurezza Onu.

Nel testo si esprime preoccupazione per l'offensiva a Rafah e si dice che una tregua iniziale a Gaza, se e quando concordata, dovrebbe «gettare le basi per un cessate il fuoco duraturo».

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