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"Lollo" e lo stop al treno. Renzi e i grillini con la memoria corta

Il ministro sceso a Ciampino per i ritardi in una missione: "Era una fermata per tutti". Trenitalia: "Nessun disagio"

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La prima pagina del Fatto Quotidiano come una requisitoria. Francesco Lollobrigida «fa fermare il treno e scende». Succede tutto l'altro ieri, il convoglio in questione è, nientemeno, un Frecciarossa zavorrato da un pesantissimo ritardo. E allora per il ministro dell'Agricoltura, atteso a Caivano per l'inaugurazione del parco urbano, si improvvisa una sosta a Ciampino. Da lì Lollobrigida prosegue in auto fino alla meta e alla cerimonia, attesa da molte persone.

Per le opposizioni il cognato della premier deve dimettersi subito, senza se e senza ma. «Se il ministro - tuona Matteo Renzi - ha davvero fermato un treno dell'Alta velocità sul percorso Roma-Napoli siamo in presenza di un abuso di potere senza precedenti. I ministri possono usare i mezzi dello Stato ma non possono fermare i treni di tutti i cittadini. Se la notizia verrà confermata chiederemo le dimissioni di Lollobrigida».

«Il ministro - aggiunge il deputato Andrea Casu del Pd - non può trasformare i treni nella sua auto blu. La sosta straordinaria imposta è un atto di un'arroganza ingiustificabile».

In realtà, il contesto è un po' meno sudamericano: lunedì è una giornata di passione per le ferrovie italiane. I treni accumulano ritardi abissali e i Frecciarossa in viaggio sulla tratta Roma - Napoli vengono deviati sulla vecchia linea. Insomma, lo stop a Ciampino non è figlio di un capriccio ma è l'unico modo offerto dalle Ferrovie a Lollobrigida per raggiungere in tempo Caivano. Il Frecciarossa in questione, il 9519 che va da Torino a Salerno, ha già accumulato cento minuti di ritardo e Lollobrigida deve rappresentare il governo nella difficile piazza alle porte di Napoli, simbolo per tanti anni di emarginazione, stupri, criminalità.

L'unica soluzione è scendere di corsa, insieme al suo staff, e salire su un'auto di servizio che si fionda verso la Campania. «È stato utilizzato un mezzo di trasporto - rincara la dose il leader 5 Stelle Giuseppe Conte - come privilegio del singolo». Anche per i 5 Stelle, Lollobrigida deve andare a casa.

Insomma, è bufera e pure Elly Schlein boccia il ministro con una parola tagliente: «Arrogante».

Per Trenitalia però l'episodio deve essere ridimensionato. «La fermata a Ciampino - si legge in una nota - non ha comportato ulteriore ritardo per i viaggiatori, né ripercussioni sulla circolazione, né costi aggiuntivi per l'azienda». Il tutto in una giornata storta, fra problemi e difficoltà. Si decide così la soluzione ad hoc. «Il treno - è la ricostruzione di Lollobrigida - aveva 100 minuti di ritardo. Il convoglio si è quindi fermato a Ciampino, dove è stata effettuata una fermata straordinaria disponibile alla discesa per tutti, come da annuncio diffuso sul treno, e non solo per me».

Sarà sufficiente questa giustificazione? Per la cronaca esiste tutta una letteratura su aerei e viaggi di Stato. Ci fu polemica quando Renzi, sì proprio lui, prese l'elicottero - che gli spettava come premier - per raggiungere Courmayeur e le piste da sci con la moglie Agnese. Al costo, stimato, di 9 mila euro l'ora. E in casa 5 Stelle si ricorda il volo di stato Napoli-Roma dell'allora Guardasigilli Alfonso Bonafede. «Era necessario», fu la trincea del ministro. Più o meno la stessa linea di Lollobrigida: quello stop era l'unico modo per raggiungere Caivano e non deludere gli abitanti di una terra martoriata che sta tornando alla legalità. E il direttore del «Tempo», Davide Vecchi, con un post malizioso, ricorda la sfilza di treni che «casualmente» trasportavano vip del palazzo dalle loro città alla Capitale. «Io mi ricordo la meravigliosa fermata Frecciarossa quando il Governo era Draghi. O quelle di Arezzo e Chiusi ai tempi di Boschi e toscani. E Reggio per Delrio e tante altre ad personam.

Almeno Lollobrigida non ha imposto una nuova fermata per tutti».

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