Guerra in Ucraina

Il lungo inverno di Kiev. "Senza aiuti perderemo". Ue divisa sull'adesione

Resta lo stallo al Congresso Usa, i repubblicani non sbloccano i fondi. E Orbán rimane sulle barricate

Il lungo inverno di Kiev. "Senza aiuti perderemo". Ue divisa sull'adesione

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Si prospetta un inverno a tinte fosche per l'Ucraina, con la Russia che rivendica progressi sul campo e la missione a Washington del presidente Volodymyr Zelensky che non ha portato i risultati sperati. Il leader di Kiev non è riuscito a sbloccare lo stallo in Congresso, e pur se molti legislatori sembrano concordare sul fatto che le prospettive della guerra potrebbero solo peggiorare senza un continuo sostegno americano, i repubblicani rimangono fermi nell'opposizione alla richiesta di Joe Biden di 60 miliardi di dollari in nuovi aiuti militari a meno che non accetti le misure sulla sicurezza del confine tra Stati Uniti e Messico e la riforma dell'immigrazione. «La Russia e i lealisti a Mosca hanno festeggiato quando i repubblicani hanno votato per bloccare gli aiuti all'Ucraina la scorsa settimana», ha ammonito il presidente Usa.

Zelensky dopo la tappa negli Stati Uniti è volato a Oslo per un incontro con i leader dei Paesi nordici (Norvegia, Svezia, Danimarca, Finlandia, Islanda), e ha ribadito che «non possiamo vincere senza aiuto, ma non possiamo perdere perché l'unica cosa che abbiamo è il nostro Paese». Allo stesso tempo ha sottolineato che la situazione al fronte «non è una crisi», ma durante l'inverno sia le operazioni offensive che quelle difensive «rallentano», quindi è importante «scoraggiare gli occupanti». Secondo il leader di Kiev la cosa più importante per l'Ucraina ora è scoraggiare gli invasori. Dai Paesi nordici Zelensky cerca un sostegno finanziario per una maggiore produzione di armi, mentre anche nell'Unione europea, come negli Usa, i disaccordi interni stanno bloccando pacchetti di aiuti militari del valore di miliardi di dollari. A Bruxelles, alla vigilia del Consiglio Europeo le conclusioni del vertice sul dossier Ucraina «non sono ancora stabili». Stando a fonti informate, sul dodicesimo pacchetto di sanzioni a Mosca ad esempio «c'è ancora qualche riserva da pochi Stati membri», e «sul fronte allargamento, se ci fosse un'intesa con Budapest sarebbe su Ucraina e Moldova, mentre la Bosnia non ha fatto i progressi sufficienti». Proprio su questo punto, il premier ungherese Viktor Orbán ha detto che «la rapida adesione dell'Ucraina all'Unione europea avrebbe conseguenze devastanti per gli agricoltori europei, il bilancio dell'Ue e la sicurezza. Non è nell'interesse né dell'Ungheria né dell'Ue, quindi non possiamo sostenerla». Orbán «non ha motivo di bloccare l'adesione di Kiev - ha commentato da parte sua Zelensky - Gli ho chiesto di darmi una ragione, non tre, cinque o dieci, ma una sola, e sto ancora aspettando la risposta».

Il presidente ucraino ha incontrato la premier islandese Katrin Jakobsdottir a Oslo e con lei ha coordinato «i prossimi passi internazionali e discusso del sostegno a lungo termine per il 2024 e oltre».

Sempre sulla posizione di Orbán, la premier estone Kaja Kallas ha affermato che «è importante ascoltare le preoccupazioni di tutti riguardo a questi punti che dobbiamo decidere e spero che alla fine raggiungeremo un accordo», pur ammettendo che «in questo momento non sono così ottimista in merito».

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