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"Manovra contro una crisi epocale"

Il governatore veneto: "L'esecutivo sta facendo l'impossibile per proteggere le famiglie"

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Ha molti motivi per sfoggiare ottimismo Luca Zaia, presidente della Regione Veneto. A iniziare dal record ottenuto dalla sua regione nel comparto turistico fino alla piena fiducia nei confronti di Giancarlo Giorgetti e di tutto il governo. Capace, a suo dire, di affrontare «nel giusto modo questa crisi epocale».

Addirittura «crisi epocale»?

«La premier Meloni è costretta a fare i conti con due guerre, che segnano lo scenario internazionale, e con una crisi economica determinata dalla Russia (gas, energia...). Situazione senza precedenti. In un momento in cui i tassi sono saliti, con un concreto rischio di recessione per giunta. A stare in tribuna a giudicare le partite di calcio son bravi tutti. In campo oggi c'è un governo che vuole proteggere le famiglie da questa crisi epocale».

L'opposizione resta critica. Dice che la manovra non fa abbastanza per le famiglie.

«Non entro nelle tecnicalità della manovra, però è chiaro che questo governo è impegnato ad avere le famiglie come costante punto di riferimento. E lo stesso è impegnato a fare più in generale per il sociale. Con oltre l'11% delle famiglie sotto la soglia di povertà. Bisogna far sempre di più per chi ha bisogno, per i disabili. Quante volte ci siamo lamentati del fatto che un percettore di reddito prendeva 800 euro al mese a fronte dell'assegno di accompagno per un disabile che non superava mai i 250 euro?».

Il governo viene pure criticato perché, nonostante l'emergenza economica, porta avanti le riforme. Sono così importanti?

«Certamente lo sono. Consegnano al cittadino un ruolo di primattore».

Da leghista preferisce prima portare a termine l'autonomia?

«Non faccio distinzioni. Sono importanti entrambe. Se comunque non ci fosse da portare avanti la battaglia per l'autonomia differenziata mi batterei per il premierato perché con l'elezione diretta il premier ha un mandato più solido e maggior autorevolezza a livello internazionale».

Crisi internazionale, costi dell'energia alle stelle, rischio recessione. Cosa la fa dormire tranquillo?

«C'è poco da stare tranquilli. Però mi rassicura l'azione del ministro Giorgetti che sta facendo un lavoro poderoso. Tutti fanno le pulci alla manovra, ma lui sta dimostrando di avere sempre una visione d'insieme. Ed è una gran dote».

E mentre il Pil nazionale rallenta la sua crescita, in Veneto si registrano numero invidiabili.

«Inizio da un record tutto italiano. Siamo la regione più turistica d'Italia».

Merito tutto suo?

«Merito della regione stessa. Qui hai un'offerta turistica che non ha pari: dalle Dolomiti al mare, dal lago di Garda alle ville venete. Per non parlare di Venezia».

E in numeri come si traduce?

«Facciamo 73 milioni di presenze l'anno, 18 miliardi di fatturato che vale il 10% del nostro pil. Con questi 18 miliardi il turismo è il primo comparto industriale della regione. E attiriamo più turisti ora del 2019, nostro anno record. Insomma siamo usciti dal Covid non con le ossa rotte ma più forti di prima».

Immagino che Venezia faccia la parte del leone.

«In fatto di presenze il capoluogo arriva a ospitare 13 milioni di turisti l'anno ma le nostre spiagge (Bibione, Caorle, Jesolo...) ne fanno più del doppio: 32 milioni. E il nostro punto forte è che dietro questi numeri non ci sono catene alberghiere ma soprattutto aziende a conduzione familiare. Altra particolarità è che due terzi dei nostri turisti è composto da stranieri».

C'è da dormire sugli allori?

«Dobbiamo sperare che questo Paese sia sempre meno ufficio complicazioni e sempre più affari semplici. Come per altri comparti importantissimi del made in Italy, anche nel turismo serve sburocratizzare al massimo. È ovvio che il turista vuole alberghi certificati e qualità. Ma nel turismo come in tutti gli altri settori bisogna avere duttilità e saper adeguarsi alla domanda»

Poi c'è la questione dello sciopero generale su cui sta montando un caso.

«Premesso che lo sciopero è un diritto democratico, non possiamo paralizzare un Paese: c'è modo e modo di protestare.

In un Paese turistico come il nostro, lasciare a piedi chi viaggia non è un bel biglietto da visita».

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