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"Manovra, convinceremo anche le agenzie di rating"

Dal Tesoro ottimismo dopo le osservazioni del Fmi. Giorgetti: "Quando la leggeranno cambieranno idea"

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«Mano a mano che leggeranno i contenuti della Nadef e poi della legge di bilancio avranno prove concrete del nostro atteggiamento serio e responsabile». Giancarlo Giorgetti va al contrattacco delle critiche alla manovra presunta «spendacciona» di bilancio. Il riferimento è a quelle del Fondo Monetario Internazionale, che in questi giorni ha ospitato il suo meeting annuale, a Marrakech, dove l'Italia passava un po' come un osservato speciale, per l'alto debito a fronte di un Pil che sta rallentando. Una situazione che il ministro dell'Economia ha respinto con determinazione con tutti gli interlocutori che ha incontrato, dalle agenzie di rating, ai banchieri di Francoforte; dai tecnici del Fondo, ai commissari di Bruxelles.

«All'Fmi ho illustrato i numeri della manovra e della Nadef» e i «nostri punti di forza come paese» ha detto Giorgetti parlando con i giornalisti in chiusura della sessione autunnale del Fondo e della Banca Mondiale. «Tutti parlano dei nostri punti deboli - ha aggiunto - ma ho voluto sottolineare i nostri punti di forza». Un ragionamento che il titolare del Tesoro ha arricchito di forti argomentazioni congiunturali, come quella degli effetti dell'aumento dei tassi d'interesse da parte della Bce: 450 punti in 15 mesi. Intervento che la stessa presidente della Banca Centrale Christine Lagarde a Marrakech ha definito «un aumento enorme e senza precedenti». I cui effetti sugli oneri del debito italiano si riflettono, in questa manovra di bilancio, in oltre 15 miliardi di minori risorse nette a disposizione di Giorgetti. Che anche per questo non teme di confrontarsi con chi critica il ricorso al deficit nella stesura della Nadef, convinto che l'esito, combinato con gli effetti del Pnrr, sia quello desiderato della crescita. Con due agenzie di rating in particolare, Giorgetti si è trattenuto a lungo.

Agli analisti delle agenzie che prendono le informazioni dalle fonti «aperte», per lo più i titoli dei grandi media, il ministro ha dimostrato con tabelle e grafici che c'è un vincolo sociale irrinunciabile: la manovra deve permettere alle fasce deboli di sopravvivere a tassi alti e inflazione. Di qui la necessità di finanziare, giocoforza in extradeficit, tre pilastri di questo impianto: taglio del cuneo per due anni e unico scaglione Irpef al 28% (15 miliardi) rinnovi contrattuali (5 per pubblico impiego più 3 alla sanità) e la denatalità. Messo in sicurezza questo blocco sociale, ogni altra misura sarà finanziata dai tagli di spesa ai singoli ministeri, senza altro debito. L'esito di questi incontri con le agenzie, secondo fonti vicine al ministero, è stato molto positivo: «Capiranno, li abbiamo convinti». Lo stesso Giorgetti lo ha confermato: «Non temo il giudizio delle agenzie di rating anche perchè ne abbiamo incontrate diverse e abbiamo spiegato i punti di forza che andrebbero opportunamente valutati».

Dalla sua il ministro ha incassato anche le parole di Lagarde, che pur con la prudenza dovuta al suo ruolo, fa capire che la corsa dei tassi è arrivata al suo picco: «La nostra missione è riportare l'inflazione al 2% nel medio periodo e lo faremo e sta già avvenendo. Ma terremo duro: saremo fermi e pronti a fare di più se necessario». Per questo la situazione dei rendimenti potrebbe presto migliorare.

E per questo lo stesso Fmi, pur avendo una previsione di crescita di +0,7% per il 2024, per bocca del direttore del Dipartimento Europeo ha definito la previsione di crescita del Pil italiano all'1,2% «un obiettivo ambizioso ma alla portata».

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