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Il marziano ci riporta sulla Terra

Elon Musk parla e, in alcune occasioni, straparla. Eppure, a giudicare dalle reazioni, l'opinione pubblica non sembra essersi ancora abituata alla sua effervescenza verbale

Il magnate Elon Musk
Il magnate Elon Musk

Elon Musk parla e, in alcune occasioni, straparla. Eppure, a giudicare dalle reazioni, l'opinione pubblica non sembra essersi ancora abituata alla sua effervescenza verbale. L'ultima legnata del vulcanico imprenditore - nonché uomo più ricco del mondo - è sullo smart working. A pochi giorni di distanza dalla profezia sull'Italia che rimarrà senza italiani, per evidente carenza di nascite, il numero uno di Tesla ha annunciato che «il lavoro a distanza non è più accettabile» e che se i suoi dipendenti non sono d'accordo possono tranquillamente restare a casa loro. Ma per sempre. Non in smart working, licenziati.

I modi della comunicazione sono spicci, bruschi e pure un po' rozzi, ma come spesso accade, ha toccato un nervo scoperto della nostra società postpandemica che, a dispetto dei progressisti ubriachi di ottimismo, più che una «nuova normalità» sembra sempre più una distopica quotidianità.

Sia chiaro: lo smartworking ha avuto un ruolo fondamentale e provvidenziale durante i periodi più duri della pandemia e ha sicuramente dei lasciti positivi. Lavorare in remoto ha certamente permesso di arginare i contagi e, nel contempo, di poter continuare a produrre. Ma ha anche implicato la «desertificazione» dei centri delle metropoli e grossi danni all'economia urbana con il crollo dell'indotto di quelle attività commerciali che attorno ai lavoratori vivono e un inevitabile impoverimento della vita sociale.

Poi, come è ovvio, non tutti i lavori si possono svolgere a distanza. Difficilmente un operaio specializzato può assemblare una Tesla model S dal divano di casa propria, più ragionevolmente un commercialista può compilare una dichiarazione dei redditi in salotto.

La provocazione del «marziano» Musk è, per paradosso, una richiesta di ritorno sulla terra, alla normalità che implica presenza fisica, lavoro collettivo, scambio e a volte scontro di idee. Certo, in situazioni di necessità, lo smart working rimane una soluzione che si è dimostrata più che valida e che oramai è entrata a pieno titolo nella nostra vita.

Ma come utile e intelligente eccezione, non come regola. Altrimenti ci blindiamo in casa come se fossimo ai domiciliari e poi trasferiamo le nostre esistenze nel «metaverso». Ma questo non è il sogno di Musk, semmai quello di Zuckerberg e sicuramente il nostro incubo.

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