Europa

Masse di profughi in arrivo da Est per il sisma. Ora i migranti diventano priorità per tutta l'Ue

Il punto va all'ordine del giorno. Le richieste italiane nei piani di Bruxelles

Masse di profughi in arrivo da Est per il sisma. Ora i migranti diventano priorità per tutta l'Ue

Partiamo da una premessa. La decisione di mettere l'«emergenza migranti» all'ordine del giorno del Consiglio Europeo non è dettata da improvvisa solidarietà nei confronti di un'Italia che nel 2022 ha accolto 105mila dei 330mila richiedenti asilo entrati in Europa. L'inedita preoccupazione è, più banalmente, la conseguenza dei coincidenti interessi di Germania, Austria e nazioni dell'Est e del Nord preoccupate di dover far i conti non solo con i quattro milioni di rifugiati ucraini, ma anche con crescenti masse di irregolari in arrivo dal confine turco-bulgaro. Un preoccupazione amplificata, anche se nessuno è così cinico dall'ammetterlo, dal terremoto abbattutesi sulla Turchia. Un terremoto destinato inevitabilmente a spingere verso la rotta balcanica migliaia di sfollati ospitati nei centri dell'Anatolia. In questo combinato disposto d'interessi, non proprio limpidi, l'Italia ha il dovere e l'obbligo d'inserirsi pena - fa capire Giorgia Meloni - la perdita di un'occasione più unica che rara. «Concordo su qualsiasi misura che possa aiutare a controllare l'immigrazione illegale chiedo di prendersi cura del confine sud noi sosterremo le richieste degli altri sperando vengano sostenute le nostre» - spiegava ieri a Bruxelles il presidente del Consiglio.

Ma quali sono le richieste dell'Italia? In verità nulla di trascendentale. Anzi qualcosa di molto più minimale rispetto alle barriere, finanziate con fondi europei, che il premier austriaco Karl Nehammer vorrebbe - d'intesa con Danimarca, Lituania, Grecia, Lettonia, Slovacchia, Estonia e Malta - far costruire al confine bulgaro turco. La posizione italiana s'identifica peraltro con le linee guida di un documento, in possesso de Il Giornale, messo a punto dallo stesso Consiglio Europeo. Il documento, elaborato lo scorso 11 gennaio nell'ambito del Mocadem (Meccanismo di coordinamento delle operazioni per la Dimensione esterna dei migranti), propone di aumentare la collaborazione con le autorità libiche in vista di due obbiettivi. Il primo è «la prevenzione delle partenze irregolari intensificando gli sforzi per contrastare il traffico di esseri umani e le reti criminali del contrabbando». Il secondo punta «ad appoggiare i controlli sul confine meridionale (della Libia ndr) particolarmente in relazione a Niger e Ciad».

Il primo punto è cruciale per l'Italia, in quanto rivolto a contrastare le attività dei trafficanti di uomini. Un obbiettivo in linea con i programmi di Giorgia Meloni che nel suo discorso d'investitura al Parlamento ipotizzò una «Sophia 2», ovvero una missione navale europea con capacità militari in grado di combattere il traffico di uomini fin sulle coste libiche. Ancora più importante è però il secondo punto. La frontiera meridionale della Libia, in particolare quella con Ciad e Niger, rappresenta la maggiore fonte d'instabilità del paese e la principale direttrice dei flussi migratori diretti verso il Mediterraneo. Da lì, complice l'assenza di controlli instauratasi alla caduta di Gheddafi passano, assieme ad armi e terroristi jihadisti, le colonne di migranti partite da Sahel e centro Africa. Quindi riuscire a restaurare una seppur approssimativa frontiera grazie ad un azione congiunta di autorità europee e autorità libiche equivarrebbe a limitare i flussi migratori.

Ovviamente le aspirazioni dell'Italia devono misurarsi con l'opposizione delle sinistre, pronte a tutto pur di bloccare le misure anti-migranti, e con l'inconcludenza di un Europa che dal 2015 ad oggi ci ha più volte garantito la ripartizione di migranti ed irregolari senza mai dar seguito alle proprie promesse.

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