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Meloni lancia la sfida del premier eletto: "Volete decidere voi o lasciar fare ai partiti?"

La riforma sarà al centro della campagna elettorale per le Europee di giugno. "Resterò ancora 4 anni"

Meloni lancia la sfida del premier eletto: "Volete decidere voi o lasciar fare ai partiti?"

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Ventotto minuti di video-messaggio in cui Giorgia Meloni si muove per le sale del terzo piano di Palazzo Chigi e parla direttamente agli italiani. Il format è quello solito degli Appunti di Giorgia, veicolato via social per scavallare qualsiasi forma d'intermediazione. Ma con un passo in più, perché dall'anticamera della Sala Verde - passando in rassegna le foto di chi l'ha preceduta dal 1861 ad oggi - la presidente del Consiglio apre a tutti gli effetti la campagna sulla riforma istituzionale per l'elezione diretta del premier, approvata la scorsa settimana in Consiglio dei ministri e destinata ad iniziare a breve il suo iter legislativo con la prospettiva più che concreta che si arrivi alla fine al referendum confermativo. Ecco perché, pur auspicando «ampio consenso in Parlamento», sul punto Meloni sceglie fin d'ora di rivolgersi direttamente agli italiani: «Voi cosa volete fare? Volete contare e decidere o stare a guardare mentre i partiti decidono per voi?». Perché, dice, «dall'unità d'Italia abbiamo avuto 31 presidenti del Consiglio e 68 governi in 75 anni», cioè un premier «ogni due anni e mezzo» e un esecutivo «ogni anno e qualche mese». «Quanti di loro - aggiunge indicando le fotografie alle sue spalle - avrebbero fatto il presidente del Consiglio se fossero stati i cittadini a scegliere?». Questo «non lo sapremo mai».

La battaglia per le riforme, insomma, è ufficialmente iniziata. E, di fatto, si porta dietro il via libera alla campagna elettorale che ci accompagnerà fino alle elezioni Europee del prossimo 9 giugno, un appuntamento che - almeno politicamente - per il governo in carica è una sorta di voto di mid term. Sarà il premierato, infatti, uno dei principali temi di scontro, non solo perché lo imporrà l'agenda - il dibattito parlamentare sul ddl Casellati - ma anche perché Meloni è intenzionata a puntare molto su quella che definisce «la madre di tutte le riforme» che «porterà l'Italia nella Terza Repubblica». Su cui l'opposizione ha già manifestato una profonda contrarietà e con alcune criticità (la compressione dei poteri del presidente della Repubblica è uno dei temi più divisivi) che lasciano intravedere un percorso per nulla condiviso. Non è un caso che Meloni affondi già il colpo, nella consapevolezza che i margini per aprire davvero un confronto siano più che remoti. «Questa riforma - dice - serve a tutti. E lo sanno anche quelli che per calcolo politico la stanno osteggiando, senza offrire argomenti seri perché non possono dire la verità. Che si sono cioè abituati a governare perdendo le elezioni e che vogliono continuare a farlo anche in futuro». Ed è a loro che invia un messaggio piuttosto chiaro: «Qui - dice indicando la parete - c'è uno spazio vuoto dove alla fine del mio mandato comparirà anche la mia foto. Ma ci vuole tempo, almeno quattro anni».

Il video-messaggio prosegue e, spostandosi nella Sala Verde, Meloni passa in rassegna la manovra e i «dati record» sull'occupazione. Poi, dopo aver confermato che il G7 italiano si terrà tra il 13 e 15 giugno a Borgo Egnazia (Brindisi), difende il protocollo sui migranti siglato con l'Albania definendolo «storico» e «innovativo». «Chi non è d'accordo può dire quello che vuole, ma non si può sostenere che intendiamo deportare qualcuno in una nazione candidata all'ingresso nell'Ue».

Un altro tema, quello dei migranti, che come il premierato sarà al centro della lunga campagna elettorale per le Europee 2024.

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