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Meloni sconfessa Nordio sul concorso esterno. "Comprendo il ministro ma ci sono altre priorità"

E no. Non si può. Non adesso almeno. Giorgia capisce "le valutazioni di Nordio", comprende pure "le critiche" all'idea di rimodulare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, quindi, dice, meglio accantonare il problema perché "ci sono altre priorità"

Meloni sconfessa Nordio sul concorso esterno. "Comprendo il ministro ma ci sono altre priorità"

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Meloni sconfessa Nordio sul concorso esterno. "Comprendo il ministro ma ci sono altre priorità"

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E no. Non si può. Non adesso almeno. Giorgia capisce «le valutazioni di Nordio», comprende pure «le critiche» all'idea di rimodulare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, quindi, dice, meglio accantonare il problema perché «ci sono altre priorità». La premier, un po' accaldata nei 40 gradi di Pompei, prova a congelare almeno l'ultima polemica interna. Il garantismo del governo è fuori discussione, la riforma della giustizia andrà avanti secondo i piani prestabiliti, però la Meloni non vuole dare nemmeno la più vaga impressione che Palazzo Chigi stia allentando la morsa nella lotta alle cosche. Anzi, ecco che conferma la sua partecipazione al ricordo della strage di Paolo Borsellino e della sua scorta. «Non sono mai mancata alle commemorazioni di via D'Amelio, non lo farò neanche stavolta. Lo sanno tutti come ho cominciato a fare politica, a 15 anni, il giorno dopo l'uccisione del giudice».

Già da qualche tempo la questione stava provocando tensioni nella maggioranza. La proposta del Guardasigilli di ritoccare il reato era appoggiata da Forza Italia, osteggiata da Salvini e frenata dal sottosegretario alla presidenza Mantovano. Anche Mattarella, nel faccia a faccia giovedì con la Meloni, aveva sollevato dei dubbi di opportunità. Così adesso Giorgia ha deciso di «fare chiarezza» e spazzare dal tavolo i sospetti. «Io comprendo benissimo sia le valutazioni del ministro, sempre molto preciso, sia le obiezioni che possono arrivare, però io mi concentrerei su altre priorità». E non si tratta, spiegano i suoi, di un no definitivo, ma semplicemente l'argomento non è all'ordine del giorno. Non figura nemmeno nel disegno di legge Nordio, il quale infatti si è velocemente allineato. «Non ci sono divisioni, siamo in perfetta sintonia».

Insomma, il caso è più tecnico che politico. Però, dicono fonti della presidenza, «nessuno vuole rendere più debole il contrasto alla criminalità organizzata». C'è poi pure una questione di immagine, come sostiene Luca Ciriani, responsabile per i rapporti con il Parlamento, che offre una chiave di lettura della scelta della premier di soprassedere: «Nel testo Nordio non c'è traccia del concorso esterno e in Consiglio dei ministri non se n'è mai parlato. È un argomento complesso e delicato sul quale non mi pare urgente intervenire. Come FdI e come governo non intendiamo fornire anche solo la sensazione di ammorbidire la lotta alla mafia, con dibattiti che tendono ad offuscarne l'azione».

E però lo stop al concorso non bloccherà la riforma, né ridimensionerà Carlo Nordio. «Fantascienza ipotizzare un commissariamento di un Guardasigilli leale e di qualità - dice Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia - La separazione delle carriere avverrà con una riforma costituzionale». Tempi lunghi. L'altro giorno il capo dello Stato, preoccupato per un possibile scontro tra poteri, ha invitato la premier al dialogo e a cercare soluzioni condivise, per evitare «guerre di religione che non convengono a nessuno». Da Palazzo Chigi si riafferma «il massimo rispetto nei confronti del Quirinale», però pure l'intenzione di proseguire. L'abuso d'ufficio, ad esempio, rimane in cima alla lista delle cose da cambiare, «inefficace, una spada di Damocle sulla testa degli amministratori», un freno ai lavori pubblici. Poi il resto delle misure previste dal ddl Nordio.

Nelle prossime ore Mattarella dovrebbe firmare la legge, che si prevede avrà un percorso parlamentare piuttosto complicato. Il governo è «aperto a modifiche e miglioramenti che scaturiranno dal dibattito alle Camere», anche se «l'impianto è quello». Ma in questa fase la Meloni è preoccupata di separare mediaticamente e politicamente la riforma dalle inchieste giudiziarie che hanno coinvolto diversi esponenti dell'esecutivo. «Un assedio», è stato definito la settimana scorsa.

Adesso però, su suggerimento del Colle, anche la premier ha dato ordine di abbassare i toni.

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