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Meloni vede "spiragli" sul Patto di stabilità. Vertice con Fontana per spingere la manovra

Oggi alla Camera summit sulla legge di Bilancio. Ad Atreju Ecr lavora all'allargamento in vista '24

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L'incrocio tra le due partite europee che attendono Giorgia Meloni di qui a sei mesi si materializza esattamente alle ore 16.25. Quando - con un sincronismo assolutamente causale ma a dir poco svizzero - la premier parla di Patto di stabilità e Mes mentre i big di Fratelli d'Italia presentano il programma della kermesse di Atreju che si terrà a Roma da giovedì a domenica e dove la futura prospettiva europea di Ecr - il partito dei Conservatori e riformisti di chi Meloni è presidente dal 2020 - è destinata ad essere uno dei temi centrali. È una sorta di slalom parallelo che ha sullo sfondo una legge di Bilancio decisamente in ritardo rispetto al crono-programma di Palazzo Chigi, con la presidente del Consiglio che inizia il suo video-collegamento con la presentazione del libro Photoansa 2023 che si tiene al Maxxi di Roma proprio nello stesso momento in cui a via della Scrofa i vertici di Fdi aprono la conferenza stampa su Atreju. Meloni parla della trattativa sulle regole di bilancio europee, ventila spiragli e continua - per tattica - a frenare su un via libera al Mes che è ormai dato per scontato non solo a Bruxelles, ma pure a Roma. Atreju, invece, sarà la consueta festa dei militanti di Fdi, tra presentazioni di libri e dibatti con quasi tutti i ministri in carica, ma guarderà anche al dopo elezioni Europee. Quando si faranno i conti di chi ha vinto e chi ha perso e si deciderà il prossimo presidente della Commissione Ue, ancora una volta - come dicono inesorabili tutti i sondaggi - seguendo lo schema della «maggioranza Ursula». È in quest'ottica - e in quella della corsa su Identità e democrazia - che Fdi sta lavorando ad ampliare il gruppo di Ecr dopo il voto di giugno 2024. Tanto che uno dei panel di Atreju sarà proprio dedicato a «La famiglia dei Conservatori si allarga», presenti George Simion (leader dei romeni di Aur, quotati dai sondaggi in Romania oltre il 20% che varrebbe tra i 9 e 10 eurodeputati), Christos Christou (presidente dei ciprioti di Elam che prenderanno un eurodeputato), Bozo Petrov (capo dei croati di Most, che vanno per i due seggi al prossimo Parlamento Ue) e Giedrius Surplys (leader dei lituani di Lvzs, dati tra uno e due parlamentari europei).

La questione stringente, però, resta la trattativa sul Patto di stabilità. L'accordo è a un passo, tanto che Meloni dice pubblicamente di vedere «spiragli». Il nodo del contendere è se inserire lo scorporo degli interessi per green, transizione digitale e difesa per il triennio 2025-27 nelle premesse oppure nel dispositivo. Ma la sostanza è che l'intesa è ormai a pochi metri, anche perché sia Francia che Italia vedono di buon occhio l'orizzonte 2027 (quando scade sia la nostra legislatura che il mandato presidenziale di Emmanuel Macron). Sarà un tema di confronto - anche se non formalmente in agenda - al Consiglio Ue di giovedì e venerdì, certamente sarà il cuore del prossimo Ecofin straordinario di metà dicembre. Mentre la ratifica del Mes dovrà attendere, perché - spiega Meloni che sul punto si contra con la leader del Pd Elly Schlein - «non è un totem» e «quando conoscerò il contesto complessivo potrò valutare».

Sullo sfondo, dicevamo, una legge di Bilancio in grande ritardo rispetto alle aspettative della premier che immaginava un percorso decisamente più rapido. E che oggi alle 15 - proprio per sollecitare un'accelerazione - incontrerà a Montecitorio il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, e i capigruppo di maggioranza.

Con l'obiettivo di discutere e, soprattutto, velocizzare l'iter della manovra a Montecitorio e provare ad ottenere un via libera prima di Natale.

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