Politica estera

File a mezzogiorno e decine di arresti. La protesta dei russi nel nome di Navalny

A migliaia hanno aderito alla contestazione ai seggi invocata dal dissidente prima di essere eliminato. La vedova sei ore in coda a Berlino: "Ho scritto Alexei"

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Un sassolino nella macchina da guerra del trionfo annunciato di Vladimir Putin. Ma un sassolino che fa rumore. Fastidioso per lo Zar che resterà al Cremlino - salute permettendo - fino al 2030, per un mezzo secolo di regno. Ma una sottole melodia di libertà per i russi e per buona parte del mondo.

In tanti in tutto il Paese hanno risposto, ognuno come poteva, all'appello di Alexei Navalny che, pochi giorni prima di morire, aveva chiesto ai russi di sabotare le Putineidi nell'unico modo possibile: recandosi tutti ai seggi il mezzogiorno dell'ultimo giorno di voto, la domenica. Una forma di obiezione non illegale ma comunque clamorosa. Ci voleva del coraggio, ma questo al fiero popolo russo non manca di certo.

Così lunghe code di elettori si sono formate nelle principali città, soprattutto a Mosca e a San Pietroburgo, riprese dalle telecamere e dai telefonini degli inviati dei media indipendenti come il Moscow Times. Una partecipazione che ha fatto parlare Ivan Zhdanov, uno stretto collaboratore di Navalny, di «successo». «Penso che l'evento abbia raggiunto i suoi obiettivi - ha detto Zhdanov -. Ci sono molte persone in molti seggi elettorali. La gente è venuta per mostrare solidarietà. Hanno cercato di intimidire le persone ma sono comunque presenti a questo evento. È vero che si tratta di una azione in larga misura simbolica, ma ha permesso alle persone di mostrare sostegno reciproco»

Naturalmente la polizia russa non è rimasta con le mani in mano. Almeno 74 persone in 17 città russe sono state arrestate durante le operazioni di voto di ieri, secondo quanto riferisce l'ong Ovd-Info. Secondo gli attivisti, il maggior numero di arresti è avvenuto a Kazan, dove la polizia in borghese ha respinto una ventina di elettori che si erano presentati a mezzogiorno a un seggio allestito all'università. Uno dei fermati, Aleksandr Shirshov, residente a Kazan, ha raccontato di essere stato fermato senza motivazione e caricato su un cellulare della polizia assieme a molte altre persone, tutte rilasciate dopo poco. Altre persone sono state fermate a Mosca, a a San Pietroburgo e in diverse altre città del Paese. Movimento anche attorno alla tomba di Navalny al cimitero moscovita di Borisovskoe, dove molti cittadini hanno portato la loro scheda elettorale sulla quale avevano scritto il nome del dissidente.

Più eclatanti le proteste che sono avvenute nei seggi allestiti all'estero. In Georgia un gruppo di manifestanti ha sfilato sulla strada principale della capitale Tbilisi, mostrando uno striscione rosso con la slogan «Basta con Putin. Basta caos, guerra e repressione» e altri cartelli. Una lunga coda si è formata, già prima di mezzogiorno, davanti a un seggio aperto a Erevan, in Armenia, che accoglie una folta colonia di russi fuggiti dal Paese dopo l'invasione dell'Ucraina. A Vilnius, capitale della Lituania, almeno 700 persone si sono ritrovate a mezzogiorno in coda di fronte all'ambasciata russa. Solidarietà con i manifestanti antiputiniani a Berlino, dove una folla festosa ha abbracciato Yulia Navalnaya, vedova del dissidente ucciso, che ha raccontato di aver messo il nome del marito sulla scheda.

Più violenta la protesta a Chisinau, capitale della Moldavia, dove un uomo, un 54enne di nazionalità moldava che sostiene di avere anche la nazionalità russa, ha lanciato una molotov contro la sezione elettorale allestita nell'ambasciata russa. L'uomo avrebbe urlato «odio la Russia» prima di essere arrestato.

La presidente della commissione elettorale centrale, Ella Pamfilova, ha parlato di 280mila cyberattacchi sventati in questi tre giorni di voto.

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