Europa

Migranti, rafforzate le frontiere esterne. Ok al nodo Tunisia e per l'emergenza 12 miliardi in più

Giorgia Meloni arrivando a Bruxelles rivendica di aver inciso sulla direzione politica del Consiglio europeo

Migranti, rafforzate le frontiere esterne. Ok al nodo Tunisia e per l'emergenza 12 miliardi in più

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Migranti, rafforzate le frontiere esterne. Ok al nodo Tunisia e per l'emergenza 12 miliardi in più

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Giorgia Meloni arrivando a Bruxelles rivendica di aver inciso sulla direzione politica del Consiglio europeo. Sui nodi immigrazione - nonostante le posizioni contrarie al Patto Ue da parte di Polonia e Ungheria - sostegno all'Ucraina, sicurezza, difesa delle frontiere esterne «per prevenire partenze irregolari», utilizzo dei fondi. La premier arriva a Bruxelles prima del vertice e fa un bilancio positivo sulla bozza di conclusioni del Consiglio: «Complessivamente per noi le conclusioni sono una ottima base di partenza, su Tunisia, immigrazione, flessibilità nell'utilizzo dei fondi per quel che riguarda le materie economiche, sui primi passi per un fondo sovrano europeo: ci sono le posizioni italiane per cui mi pare che la bozza di conclusioni sia assolutamente soddisfacente per noi in apertura». Soprattutto sul dossier immigrazione, uno dei più controversi. «Quello che è scritto oggi nelle conclusioni era probabilmente impensabile otto mesi fa. Siamo davvero riusciti a cambiare il punto di vista, anche con il contributo di altre nazioni, tra l'annosa divisione tra Paesi di primo approdo e di movimenti secondari a un approccio unico che risolve i problemi di tutti, che è quello sulla dimensione esterna». E c'è la richiesta della Commissione di stanziare nella revisione di bilancio 12 miliardi di euro in più all'emergenza: «Io penso che sia un ottimo punto di partenza soprattutto se quelle risorse si concentrano sul Mediterraneo che è dove finora non sono state concentrate», ha detto la premier.

Nella bozza di conclusioni si citano le iniziative di cooperazione come quella avviata con la Tunisia, dove la presidente della commissione Ue Von der Leyen aveva accompagnato in visita Meloni: «Può fungere da modello per partenariati analoghi».

Sul tavolo del vertice a Bruxelles c'è proprio il dossier Tunisia, principale hub delle partenze dei migranti verso le coste italiane ma soprattutto una bomba a orologeria alle porte dell'Europa. Il Paese nordafricano è sull'orlo del default, appeso al prestito che il Fondo monetario internazionale non ha ancora concesso, avendolo condizionato a un piano di riforme che il presidente tunisino Saied non ha ancora attuato. L'Italia sta favorendo la ricerca di una mediazione e di un compromesso perché dall'erogazione di quelle risorse dipenderà anche l'emergenza dei flussi migratori sul nostro Paese. La premier però è soddisfatta: «Il fatto che ci sia un paragrafo dedicato alla Tunisia, non nel capitolo delle migrazioni ma in quella delle dimensioni esterne, racconta qualcosa di importante» ovvero «l'idea di partenariato strategico con i Paesi del Nord Africa che per noi è un cambio di passo molto importante sul ruolo dell'Europa nel Mediterraneo di cui l'Italia è stata portatrice in questi mesi». Uno dei pilastri del capitolo immigrazione è proprio il rafforzamento dell'azione esterna «per prevenire la perdita di vite umane» sulle rotte del mediterraneo centrale e di quelle via terra attraverso i Balcani. Lo ha ribadito la presidente della Commissione: «L'investimento nella stabilità economica dei Paesi di origine è il modo migliore per assicurarsi che ci sia una migrazione legale e sicura. Dobbiamo guardare a tutte le possibilità di combattere i trafficanti: abbiamo visto con la tragedia nel Mediterraneo come operano, in modo assolutamente cinico. Presenterò tre report sul rafforzamento delle frontiere esterne, sulla nostra lotta al traffico e sui nostri investimenti nella stabilità economica dei Paesi. Occorre esplorare ogni strada per fermare i trafficanti».

Quanto all'Ucraina, i leader ribadiscono il loro impegno «incrollabile» a suo sostegno, e il consiglio, mette nero su bianco un «chiaro messaggio politico» sulla necessità di contribuire ai futuri «impegni di sicurezza» di Kiev.

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