Magistratura

"Mio marito in galera per essersi difeso. Scioccata quando l'ho riconosciuta"

La moglie del gioielliere Guido Gianni, condannato a 12 anni dalla Apostolico per aver sparato e ucciso due rapinatori: "Ora ho molta paura della magistratura"

"Mio marito in galera per essersi difeso. Scioccata quando l'ho riconosciuta"

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"Mio marito in galera per essersi difeso. Scioccata quando l'ho riconosciuta"

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È domenica mattina, dall'altra parte del telefono c'è Maria Angela Di Stefano. Per lei la domenica non è più «sacra». Non è più da onorare. Da quando suo marito è in carcere le giornate non sono più le stesse. «È stato condannato ingiustamente» ci dice con la voce rotta dal pianto. Lo ripete più volte, quasi fino allo sfinimento. Suo marito è Guido Gianni, il gioielliere di Nicolosi, Catania, condannato l'11 dicembre del 2019 con l'accusa di omicidio volontario per aver sparato e ucciso due dei tre rapinatori che il 18 febbraio del 2008 hanno fatto irruzione nella sua gioielleria aggredendo brutalmente sua moglie Maria Angela. Legittima difesa direte voi, ma non per i giudici che lo hanno condannato a 12 anni e 4 mesi di reclusione. A firmare la sentenza (tra gli altri) il giudice Iolanda Apostolico, la stessa che ha dichiarato illegittimo il trattenimento di tre immigrati tunisini nel Cpr di Pozzallo (sconfessando così il governo Meloni e il decreto Cutro). La stessa che scese in piazza il 25 agosto del 2018 per chiedere lo sbarco degli immigrati dalla nave Diciotti e protestare contro il ministro Matteo Salvini e i suoi decreti. Le sue leggi.

Quando ha appreso la notizia cosa ha provato?

«Sconforto, impotenza. Guardavo le immagini in Tv e mi sono cadute le braccia, sono rimasta scioccata. Sì, scioccata. Non voglio pensare che quello di mio marito possa essere stato un processo politico. Spero non sia stato usato per secondi fini. Mi fa molta rabbia. Sicuramente posso dirle con certezza che è stato un processo anomalo. I rapinatori sono venuti in casa nostra, ci hanno fatto del male e mio marito è stato condannato per omicidio volontario, si rende conto? Lui non ha ucciso nessuno volontariamente. Mio marito ha sparato per difesa! Mi chiedo solo perché non sia stata applicata la scriminante della legittima difesa. È una domanda che mi faccio ogni giorno».

In quel periodo il ministro Salvini si schierò al vostro fianco, fece una battaglia in nome della legittima difesa chiedendo l'immunità per suo marito. Ha il minimo sospetto che il giudice Iolanda Apostolo possa aver usato suo marito per fini «politici»...

«Guardi la interrompo subito. Posso essere sincera con lei? Ho paura di dire quello che realmente penso. Ho molta paura e non vorrei esprimermi, meglio evitare».

Di cosa ha paura?

«Dei giudici! Non mi sono mai schierata contro la magistratura perché ho paura che mi prendano di mira. Purtroppo non credo più nella giustizia, soprattutto dopo quello che sta emergendo. Un giudice dovrebbe essere giusto, imparziale e invece».

Invece cosa?

«Beh, il giudice che lo ha condannato stava in piazza a protestare contro la polizia e mio marito è in galera».

Lo ha detto a suo marito, ne è a conoscenza?

«Sì, gliel'ho comunicato io stessa sabato quando sono andata a trovarlo all'Ucciardone, il carcere di Palermo. Anche lui è scioccato, non se lo sarebbe mai immaginato e ora spera».

In cosa?

«Di tornare a casa, anche con gli arresti domiciliari fin quando non verrà fatta piena luce su questa vicenda. È una notizia che non può passare inosservata. Mio marito è in carcere da 16 mesi ormai e sta morendo, e io con lui. È dimagrito cinquanta chili e sta perdendo anche i denti. È un incubo».

La leghista Susanna Ceccardi ora si chiede se sia stata una sentenza imparziale, come lei in tanti.

«Mi sembra chiaro quello che è successo, sto capendo tante cose ora e non credevo si potesse arrivare a questo punto. Ripeto, spero vivamente che venga rivisto il processo nonostante la condanna definitiva in Cassazione».

Voi avevate chiesto persino la grazia al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ci sono novità?

«Sì, e non sono buone, ci è stata negata ma io non mi arrendo, continuerò a lottare,

sono agguerrita. Mio marito deve tornare a casa, non può morire in carcere. È una vittima in mezzo ai suoi carnefici, lui lì non è al sicuro. Non è al sicuro sottolinea la signora è in pericolo! Lo Stato lo sta uccidendo».

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