Guerra in Israele

Nel mirino dell'Iran basi e comandi militari. Il piano dopo il raid: le armi in Cisgiordania

La rappresaglia dei mullah punta ai centri dell'esercito e agli edifici governativi. Più difficili gli attacchi alle ambasciate all'estero. Ma Israele ha già pianificato la risposta

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Il conto alla rovescia è iniziato la scorsa notte. In qualsiasi momento dal venerdì islamico, fine dei festeggiamenti del Ramadan, per le prossime 24-48 ore potrebbe scattare la rappresaglia iraniana contro Israele. Fonti Usa parlano di attacco imminente con uno sciame di 100 droni e missili balistici, che colpiranno soprattutto obiettivi militari. Lo Stato ebraico reagirà intercettando la minaccia, ma se necessario bombardando i siti di partenza. E così scoppierebbe un conflitto regionale con l'Iran, che era l'obiettivo di Hamas fin dall'attacco stragista del 7 ottobre. Un allargamento che probabilmente coinvolgerà gli Stati Uniti con la squadra navale della portaerei nell'area.

Teheran promette da giorni vendetta dopo l'attacco mirato israeliano che ha distrutto una palazzina del consolato iraniano a Damasco uccidendo il generale Mohammad Reza Zahedi e altri ufficiali dei Pasdaran.

L'Iran ha a disposizione almeno nove tipologie di missili balistici, capaci di colpire Israele distante oltre mille chilometri in linea d'aria. Gli sciami di droni kamikaze sono in grado di decollare anche dalla confinante Siria, possibile trampolino della rappresaglia. Davanti alle contese alture del Golan, in mano agli israeliani, sono schierati da tempo i consiglieri militari dei Pasdaran, che potrebbero avere già ricevuto rinforzi. Attacchi via terra o infiltrazioni di commando suicidi, in contemporanea con il lancio di missili e droni, non sono esclusi anche dal Libano, nella zona delle fattorie contese di Sheba. Il fronte nord è già stato aperto da Hezbollah, i più forti pretoriani di Teheran, che però stanno bene attenti a non coinvolgere tutto il paese nello scontro con Israele. Pure gli Houti dallo Yemen daranno man forte, ma il vero rischio è che esploda la Cisgiordania con attacchi a chiazza di leopardo, dove Hamas è sempre più forte e la divisione 4000 dei Pasdaran sta contrabbandando da mesi armi di tutti i generi.

Missili e droni iraniani avranno come obiettivi prioritari basi militari, centri di comando e controllo, ma potrebbero colpire anche le unità della 162ª e della brigata Nahal che combattono a Gaza per dimostrare l'appoggio diretto ai palestinesi.

La prima linea difensiva dello Stato ebraico sono i tre sistemi anti missili e droni: la Cupola d'acciaio, che garantisce protezione ravvicinata contro i razzi con qualche decina di chilometri di gittata, la Fionda di Davide in grado di abbattere droni e missili di crociera a 150 chilometri. E soprattutto il nuovo sistema Arrow, montato anche sulle navi, che intercetta i missili balistici più veloci a grande distanza e altitudine.

La seconda opzione israeliana è reagire subito con droni e missili sui siti di lancio in Siria, Libano o lo stesso Iran utilizzando anche i sommergibili più vicini agli obiettivi, ma rischiando un'ulteriore escalation. L'aviazione israeliana con i nuovi caccia bombardieri «invisibili» F-35, forniti dagli Usa, è nettamente superiore a quella iraniana. Lo Stato ebraico potrebbe alzare il tiro della reazione colpendo anche il sito per l'arricchimento dell'uranio di Fordow, ma la rotta è lunga e in spazi aerei arabi. Non solo: per penetrare in profondità, sia in Siria che Iran, bisogna prima mettere fuori uso le temibili batterie anti-aeree fornite dai russi.

L'arrivo, inaspettato, in Israele del generale Michael Erik Kurilla di Centcom, il comando strategico Usa, e l'invio di rinforzi dimostra che gli assetti navali americani o nelle basi a terra in Irak ed in Siria al confine giordano potrebbero venire coinvolti nello scontro.

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