Economia

Nelle tasche degli italiani 80 miliardi di risparmi

Gli assembramenti "scatenati" dalle prime riaperture dopo i mini-lockdown? Un comportamento "fisiologico" per un Paese sempre più sbandato

Nelle tasche degli italiani 80 miliardi di risparmi

Gli assembramenti «scatenati» dalle prime riaperture dopo i mini-lockdown? Un comportamento «fisiologico» per un Paese sempre più sbandato per il quale l'unico escamotage alla tristezza attuale è immaginare di vivere un passato famigliare. È quanto emerge dall'analisi dell'Ufficio Studi di Confcommercio sulle spese di dicembre e del Natale. Secondo i tecnici della confederazione guidata da Carlo Sangalli, la spesa complessiva per i regali natalizi quest'anno calerà del 18% passando da 9 miliardi nel 2019 a 7,3 miliardi.

Sull'attesa contrazione influiranno le tredicesime più leggere, l'incertezza economica e le residue restrizioni che dovrebbero determinare un calo dei consumi delle famiglie a dicembre del 12% rispetto all'anno scorso. In particolare, le tredicesime mensilità quest'anno dovrebbero attestarsi a 41,2 miliardi contro i 43,3 miliardi del 2019, prevalentemente a causa del calo dell'occupazione e della cassa integrazione, pertanto anche la quota di tredicesima destinata a consumi dovrebbe diminuire di circa il 12% a 1.334 euro da 1.501 euro del 2019. Basti pensare che l'ultimo mese dell'anno scorso sono stati spesi tra i 110 e i 115 miliardi di euro per consumi (inclusi affitti, utenze, servizi, ecc.), mentre nel 2020 questa spesa dovrebbe calare a 73 miliardi.

Gli assembramenti, come detto, sono «fisiologici»: il 74,2% dei consumatori effettuerà regali in vista del prossimo Natale, la percentuale più bassa dall'inizio della rilevazione di Confcommercio, ma comunque significativa. E, comunque, per fronteggiare la crisi gli italiani hanno fatto ricorso al loro istinto primordiale: il risparmio. La liquidità delle famiglie è cresciuta di 80 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2020 rispetto alla prima parte dell'anno scorso. È l'unico medicina contro il rischio di povertà: quello che Bankitalia qualche tempo fa ha descritto come incombente per il 55% delle famiglie italiane a causa delle minori entrate causate dal lockdown generalizzato.

Insomma, Confcommercio non fa che restituirci un Paese spaventato dalla crisi che, però, in qualche modo intende esorcizzarla partecipando ai grandi «riti» di massa come lo shopping anche se alla fine si acquista poco o nulla. Perché, sostiene la confederazione, «la voglia di reagire alla crisi c'è: chi può, spenderà per le strenne una cifra solo un po' più bassa di quella dello scorso anno (164 euro a testa conto i quasi 170 del 2019)». Ecco perché Carlo Sangalli ha commentato l'analisi rimarcando il fatto che «sarà un Natale difficile anche dal punto di vista economico: la crisi rallenta i consumi e l'emergenza Covid obbliga ancora molte imprese a restare chiuse come quelle della ristorazione, ma c'è tanta voglia di ripartire che va incoraggiata». Di qui la richiesta di maggiore attenzione alla categoria non solo sottoforma di rinvio delle scadenze fiscali, ma anche «per gli indennizzi che devono essere ancora rafforzati». Il mese di dicembre, conclude, «resta comunque il più importante dell'anno. E potrebbe valere ancora di più se ci fossero condizioni più favorevoli di contesto e di fiducia».

Ma la fiducia non si crea con i decreti di Ristori o con le manovre finanziarie. La si ristabilisce con atti concreti, quelli che fino ad ora sembra aver fatto difetto al governo Conte. Come denunciato da Unimpresa, su circa 80 miliardi di euro di spesa su base triennale della legge di Bilancio, solo 6,8 miliardi sono concentrati su misure anti-pandemia, cioè su investimenti.

Quelli che creano posti di lavoro e che consentono di trascorrere un Natale sereno.

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