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Nessun accordo anche sullo stop all'Iva Adesso la "tassa elettorale" si fa più vicina

Le ricette per evitare la stangata sono diverse: il 17 maggio la prima scadenza

Nessun accordo anche sullo stop all'Iva Adesso la "tassa elettorale" si fa più vicina

Roma Un governo di garanzia, ma con pieni poteri fino alla fine dell'anno, in grado di evitare la «tassa elettorale», cioè capace di annullare l'aumento dell'Iva previsto per il 2019. Oppure una mini manovra che sterilizzi la stangata fiscale sui beni e i consumi. L'unica cosa sulla quale si trovano d'accordo tutti i protagonisti delle consultazioni, dal Quirinale a Forza Italia, al M5s fino alla Lega e il Pd, è che la crisi politica non può avere come conseguenza l'attivazione delle clausole di salvaguardia che prevedono l'aumento dell'imposta a partire dal prossimo anno. Ma sul come le ricette restano molto diverse e sono legate all'evoluzione della situazione politica. Tanto diverse che il rischio di una stangata sui consumi da ieri è molto più concreto.

Il presidente della Repubblica ha evocato il rinvio dell'aumento dell'Iva e l'approvazione della legge di bilancio come i principali motivi per i quali serve un esecutivo neutrale. L'idea è quindi quella di un governo votato da una maggioranza non politica in Parlamento che arrivi alla fine dell'anno, che presenti la legge di Bilancio in ottobre e la porti fino all'approvazione a dicembre.

Ma le risposte dei partiti non sono state positive e quindi si stanno immaginando alternative.

Il primo passaggio importante per capire cosa succederà è a Montecitorio, con l'approdo del Def nelle commissioni speciali di Camera e Senato. Oggi ci sarà l'audizione del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, a seguire la Corte dei Conti e il Cnel. Poi sarà la volta di Istat, Banca d'Italia, e l'Ufficio parlamentare di bilancio. Martedì sindacati e associazioni delle imprese, audizioni fortemente volute da Forza Italia.

Ci sarà tempo fino al 17 maggio per definire le posizioni sul Def e, soprattutto, per concordare un'eventuale risoluzione bipartisan con una indicazione unitaria al governo affinché si eviti il balzo delle aliquote Iva (quella agevolata dal 10 al 11,5% e quella ordinaria dal 22 al al 24,2%).

Il Documento di economia e finanza è infatti approvato dal Parlamento attraverso la risoluzione di maggioranza. Ora che non c'è né una maggioranza né un governo espressione del Parlamento, le forze politiche potrebbero mettersi d'accordo per presentare un atto di indirizzo unico limitato all'Iva.

Peccato che la decisione vera e propria dovrà arrivare con una legge; le risoluzioni non hanno effetti reali. In mancanza di un governo una delle possibilità è che i partiti si accordino per varare una «manovrina» in tempi brevi.

A fare il tifo per questa via d'uscita è, già da tempo, il leader del M5S Luigi Di Maio. Segno che i pentastellati non hanno mai voluto un esecutivo con pieni poteri, ma non vogliono nemmeno fare la prossima campagna elettorale con la responsabilità oggettiva del colpo di grazia ai consumi degli italiani. Unico problema, per farlo serve un decreto del governo. Difficile che lo faccia quello in carica, difficile che se ne insedi un altro.

Da ieri, insomma, la tassa elettorale è più vicina.

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