Interni

"Non si può inneggiare alla violenza. L'apologia di terrorismo è un reato"

L'avvocato presidente di "Italia Stato di diritto" mette in guardia: "Ci sono limiti precisi, l'hate speech è grave e può essere punito"

"Non si può inneggiare alla violenza. L'apologia di terrorismo è un reato"

Ascolta ora: ""Non si può inneggiare alla violenza. L'apologia di terrorismo è un reato""

"Non si può inneggiare alla violenza. L'apologia di terrorismo è un reato"

00:00 / 00:00
100 %

Libertà non vuol dire impunità. Anche in piazza. «Ci sono limiti e paletti ben precisi» spiega Guido Camera, avvocato penalista e presidente di «Italia Stato di diritto», associazione di giuristi che si batte per i diritti umani e civili.

Avvocato, neanche in democrazia, quindi, si può dire tutto quello che si vuole.

«Assolutamente no, e lo ha detto chiaramente la Corte costituzionale nel 2021, spiegando che discorsi d'odio, discriminatori e fake news sono un fatto grave, non inammissibile. Partiamo da una premessa necessaria».

Quale?

«Cosa è terrorismo? Anche Biden l'ha spiegato bene. Hamas è di sicuro un'organizzazione terroristica, che si è resa responsabile di atti gravissimi capaci di destabilizzare l'ordine mondiale attentando alla stabilità di uno Stato sovrano, Israele. Ci sono sentenze sul Daesh, e sull'Isis. Dunque, tutte le esternazioni volte a rafforzare Hamas sono apologia di terrorismo, reato previsto dal codice penale. Esiste poi un profilo di pericolosità sociale, per cui restrizioni alla libertà possono essere previste a prescindere dai reati in presenza di certi elementi di pericolosità sociale».

E chi dichiara che Hamas è «resistenza»?

«Per me è una scempiaggine dal punto di vista morale. Sotto il profilo giuridico potrebbe configurare questo reato se c'è un'esternazione che punta a sostenere l'adesione a un'organizzazione terroristica. Pensiamo al tema foreign fighters. Poi si possono fare i processi o no».

Nel senso che ci sono valutazioni di opportunità? L'azione penale non è obbligatoria nel nostro Paese?

«Certo, intendo dire che un conto è una precisa attività di propaganda individuale, un conto è la partecipazione a una manifestazione collettiva, in cui è più molto difficile stabilire se chi partecipa aderisce in concorso, e fino a che punto, a ciò che viene manifestato. Anche per questo è molto importante fare informazione, vale sotto il profilo storico e anche sotto il profilo giuridico».

Bisogna stare attenti insomma a ciò che si dice.

«Sì e non credo che tutti comprendano i rischi che si corrono, anche perché dietro certe iniziative possono nascondersi individui spregiudicati e pericolosi. Altro discorso ovviamente è manifestare solidarietà alla popolazione palestinese, che è comprensibile come lo è la solidarietà allo Stato ebraico».

Scandire uno slogan antisemita nel corso di una manifestazione non è solo un abominio, è anche un illecito dal punto di vista penale.

«Non ci sono dubbi su questo. Antisemitismo e discriminazione sono un reato grave. In questi casi si devono aprire dei fascicoli.

Ma credo che su questo ci sia la dovuta attenzione, in un momento così delicato».

Commenti