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Nordio avvisa le toghe. "Basta diritto creativo"

Il Guardasigilli insiste: "Abuso d'ufficio addio". La Meloni rassicura i sindaci: missione compiuta

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La riforma della giustizia parte da un'ovvietà: «Il magistrato deve applicare la legge». Eppure il Guardasigilli Carlo Nordio ha bisogno di ribadirlo al Salone della Giustizia di Roma. Sullo sfondo lo scontro all'Anm sul giudice di Catania Iolanda Apostolico e la sua sentenza «svuota Cpr», ma non solo. È dai tempi di Giovanni Giolitti e del suo famoso aforisma che «la legge si applica per i nemici e si interpreta per gli amici». Adesso basta: «Non c'è un diritto creativo, il magistrato non può sostituire la sua etica a un'etica metafisica - ribadisce Nordio - rimasta nella mente di molti. Oppure cambi mestiere».

Parole che anticipano i contenuti del ricorso alla sentenza «svuota Cpr» del Tribunale di Catania, sezione speciale Immigrazione, firmata Apostolico. «Nel mio mondo ideale i politici non dovrebbero criticare le sentenze e i magistrati le leggi, ma è impossibile e forse neanche giusto», insiste il Guardasigilli.

Intanto l'Avvocatura di Stato chiede un pronunciamento a Sezioni Unite per scongiurare «un contenzioso seriale e una situazione di incertezza interpretativa» del decreto Cutro, smontato perché secondo la Apostolico sarebbe in contrasto con le direttive Ue. Sulla terzietà della giudice (ritratta in un video a una manifestazione di estrema sinistra nel 2018) nei giorni scorsi c'è stata una dolorosa frattura tra le correnti più di sinistra (Area e Md) e Magistratura indipendente, definita «collaterale a Nordio». Accusa sdegnamente rispedita dai vertici di Mi.

Il cuore della riforma Nordio è la separazione delle carriere: «Non è un cosa che si farà domani» perché serve una revisione costituzionale e «non è preordinata a sottoporre il pm al potere esecutivo», assicura, definendo «sterili e inutili» le riserve di chi teme - anche dentro Mi - che così i pm finiscano sotto l'ala protettiva dell'esecutivo.

L'antipasto sono le misure contenute nel ddl incardinato in commissione ad inizio agosto (alle 10 di sabato 4 novembre scadono i termini per gli emendamenti), dalla stretta alle intercettazioni alle novità su custodia cautelare e traffico d'influenze illecite, fino all'abolizione dell'abuso d'ufficio.

Su quest'ultima «riforma epocale» secondo il ministro «non ci sono perplessità in Europa. Ci chiedono un arsenale efficace contro la corruzione e noi lo abbiamo, è il più severo e ricco d'Europa» mentre questo reato «costa alla nostra amministrazione una negatività enorme», con processi «lunghissimi» che «si concludono nel nulla». «Nordio esalta presunte riforme che non servono ai cittadini», sibila Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd. Vada a dirlo a suoi sindaci, che a Nordio hanno chiesto in ginocchio l'abolizione del reato, tanto che la premier Giorgia Meloni all'Anci dice «promessa mantenuta».

Sulla prescrizione che cancella le riforme degli ex Guardasigilli Alfonso Bonafede e Marta Cartabia l'accordo c'è, dopo il vertice dell'altra sera, ma la seduta della commissione Giustizia è slittata a oggi. È il viceministro di Forza Italia Francesco Paolo Sisto a Un giorno da pecora a rassicurare sulla fermezza di Palazzo Chigi («la Meloni è positiva e ottimista»). Le perplessità sul testo firmato dai tre capigruppo Carolina Varchi (FdI), Ingrid Bisa (Lega) e Pietro Pittalis (FI) sarebbero superate. «C'è stata una discussione ricognitiva, non tecnica», sottolinea il viceministro.

«Tabella di marcia confermata: voto degli emendamenti, mandato al relatore entro giovedì e testo in Aula il 27 ottobre», assicura l'azzurro Ciro Maschio.

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