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Nordio delimita l'uso delle intercettazioni. "Mafia e terrorismo"

Il ministro: "Sinistra sorda: va arginato". Mulè: "Impedire che vadano sui media"

Nordio delimita l'uso delle intercettazioni. "Mafia e terrorismo"

Non confondere l'uso spregiudicato e improprio che si fa delle intercettazioni non rilevanti penalmente con la loro utilità nelle indagini per mafia e terrorismo. Carlo Nordio tira dritto e spegne sul nascere il tentativo di utilizzare l'arresto di Matteo Messina Denaro come pretesto per ostacolare la definizione di regole più stringenti per la pubblicazione delle conversazioni.

«Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Sono anni che dico che le intercettazioni sono indispensabili nella lotta contro la mafia e il terrorismo. Sono fondamentali per la ricerca di prove e per la ricerca delle persone» dice il ministro della Giustizia ai microfoni di Radio24. «Quello che va cambiato è l'abuso che se ne fa soprattutto sui reati minori con la diffusione sulla stampa di segreti individuali che non hanno a che fare con le indagini. Quando si confondono questi due campi credo anche ci sia una po' di malafede». «Per combattere la mafia - conclude Nordio - dobbiamo coniugare due elementi, tra cui le intercettazioni, ma anche il cosiddetto metodo Falcone: la continua analisi di dati, di movimento di denaro e di controllo delle persone che non può mai essere interrotto».

Il tema intercettazioni accende comunque il dibattito politico con sfumature diverse anche all'interno della maggioranza. E il calendario parlamentare offre l'occasione per un confronto pubblico immediato. È infatti prevista al Senato proprio la relazione di Carlo Nordio e Fratelli d'Italia - come riporta l'Agenzia Italia - ieri avrebbe inviato al ministro un segnale politico, invitandolo a non allargare le maglie. La posizione resta quella di intervenire con una stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni sui quotidiani che non riguardano le inchieste, ma non su altro. Una posizione in realtà coerente con quanto detto pubblicamente da Nordio.

Sulla questione per i Cinquestelle prende la parola un ex magistrato come Federico Cafiero de Raho. «L'unico strumento che si utilizza per la mafia sono intercettazioni e collaboratori di giustizia. Quando si indebolisce l'uno e l'altro è evidente che si indebolisce tutta la lotta. Le intercettazioni il più delle volte non nascono per il contrasto alle mafie. Alle mafie si arriva dopo».

Una linea che con qualche sfumatura diversa nel Pd viene ripresa dall'ex ministro Andrea Orlando in una intervista con Rainews 24. «La cattura di Messina Denaro è una buona notizia per tutto il Paese e consente di rimettere il tema della criminalità organizzata al centro dell'attenzione perché da qualche anno questo tema è passato in secondo piano nonostante la mafia sia diventata una entità finanziaria sempre più forte e potente, in grado di condizionare gli affari e i mercati». «Non mi rassicura il fatto che si dica semplicemente che le intercettazioni non saranno precluse per la lotta alla mafia e per i reati direttamente collegati alla mafia. Perché spesso ci sono reati che non sono direttamente manifestazione dell'organizzazione mafiosa, che sono però reati cosiddetti spia, che indicano una presenza dell'attività criminale e attraverso l'individuazione di quei reati apparentemente minori si può risalire poi alla presenza mafiosa».

Ma Giorgio Mulè, parlamentare di Forza Italia, chiarisce ancora una volta il perimetro d'azione della riforma: «Vogliamo evitare che intercettazioni penalmente irrilevanti, o che sono estranee all'argomento dell'indagine, finiscano sui giornali. Questo è uno degli elementi su cui si discute.

Ma di mafia non si è mai discusso».

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