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Ore 12, squillano i telefoni: ecco l'alert per le emergenze

Test in Lombardia, Basilicata e Molise. Domani in Lazio, Val d'Aosta e Veneto. Così scatterà per alluvioni e terremoti

Ore 12, squillano i telefoni: ecco l'alert per le emergenze

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Se uno non lo sa, effettivamente, l'allerta equivale a un sobbalzo. Ne sanno qualcosa i lombardi, o comunque anche i non lombardi ma tutti coloro che ieri mattina a mezzogiorno si trovavano per un qualche motivo nei confini della regione. Alle 12 esatte, come previsto e annunciato, tutti i telefoni della zona hanno cominciato a squillare contemporaneamente. Era la giornata del test dell'IT-alert, l'allarme pubblico che la Protezione civile sta mettendo a punto in tutta Italia.

Una volta a regime, permetterà di informare immediatamente tutta la popolazione di una determinata, specifica zona in caso di gravi emergenze ambientali imminenti o in corso. E di quanto ce ne sia bisogno, lo hanno dimostrato gli ultimi eventi che si sono scatenati sul nostro Paese. L'IT-alert non arriva a seguito di questi specifici fatti, perché segue una ben più ampia direttiva europea, ma sicuramente risponde all'evidente necessità legata a una clima sempre più imprevedibile e violento. Comunicare con tutti il prima possibile diventa un vantaggio. Ieri, dunque, toccava a Basilicata e Molise oltre alla Lombardia dove in qualche classe è stata l'occasione per improvvisare una lezione di educazione civica. Domani sarà la volta di Lazio, Valle d'Aosta e Veneto. Il 26 settembre suonerà in ogni angolo dell'Abruzzo e nella provincia autonoma di Trento, il 27 settembre in Liguria, per finire poi il 13 ottobre con la provincia di Bolzano. L'avvio era stato a giugno, con il primo test in Toscana, Sardegna, Sicilia, Calabria ed Emilia Romagna. A metà ottobre tutti, o quasi, in Italia avranno sperimentato l'allerta pubblico. L'obiettivo di questi test è infatti per il momento solo quello di far conoscere il sistema.

I casi in cui potrà essere utilizzato sono soltanto sei e sono quelli previsti da una precisa direttiva (del 7 febbraio 2023). Sono casi estremi. A parte uno. Eccoli: maremoto generato da un sisma; collasso di una grande diga; attività vulcanica relativa ai vulcani Vesuvio, Campi Flegrei, Vulcano e Stromboli; incidenti nucleari o situazioni di emergenza radiologica; incidenti rilevanti in stabilimenti soggetti alla Direttiva Seveso; precipitazioni intense. Queste ultime ormai decisamente frequenti da nord a sud. Sullo schermo, dopo quella specie di fischio invadente e prolungato, appare il messaggio che al momento vuole soltanto informare e rassicurare. «Avviso di emergenza. Questo è un messaggio di test del sistema di allarme pubblico italiano. Una volta operativo ti avviserà in caso di grave emergenza». Poi l'invito ad andare sul sito IT-alert.it e compilare il questionario». Quelle risposte - hanno avvisato - permetteranno di migliorare lo strumento e farlo trovare perfettamente funzionante in caso di necessità. Gratuito, completamente anonimo, utilizza la tecnologia cell-broadcast che permette alle celle di una certa zona di agganciare tutti i telefoni di quell'area. Il cellulare sarà «agganciato» e quindi squilla anche se è in silenzioso, mentre resterà in silenzio se il telefono è spento o privo di campo. Qualcuno ha già cominciato a pensare a dietrologi complotti. Qualcun altro che possa essere in qualche modo risolutivo.

«It-Alert è uno strumento utilissimo ma non dobbiamo commettere l'errore di consideralo salvifico - ha spiegato Titti Postiglione, vicecapo dipartimento della Protezione civile -. Se non è affiancata una diffusa cultura di protezione civile, quando scatta l'allarme non si sa cosa fare.

È quindi fondamentale che ciascuno di noi conosca il territorio in cui vive, i rischi a cui è esposto e cosa prevede il piano comunale di protezione civile».

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