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Palù si dimette dall'Aifa. È scontro con il governo

Il presidente dell'Agenzia del farmaco: "Io umiliato dal ministro". La replica: "La legge è nota e chiara"

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Autorevole, rassicurante, preparato. Il virologo Giorgio Palù lo abbiamo visto spesso in Tv commentare i dati nell'era Covid. E la sua nomina a presidente dell'Agenzia Italiana del farmaco (Aifa) il 9 febbraio scorso non ha sorpreso nessuno: era l'uomo giusto al posto giusto. Invece, il matrimonio - a titolo gratuito - con l'Aifa con durata di un anno, si è sgretolato dopo sole due settimane dall'incarico ufficiale.

Ieri, come un fulmine a ciel sereno, le sue dimissioni immediate e irrevocabili. Nella dichiarazione, rilasciata in una riunione informale con i membri del Cda, recrimina la «totale assenza di sintonia e di ascolto del Ministro Schillaci» e «l'assenza di risposte dal Governo sui temi Aifa».

La replica del titolare del dicastero della Salute non si è fatta attendere: «Apprendo con stupore le motivazioni che hanno portato il professor Palù alle dimissioni da presidente dell'Aifa. Credo si sia volutamente confuso il mio silenzio con la chiara non accoglienza di richieste non in linea col progetto di profonda riforma dell'Agenzia».

Palù non digerisce soprattutto l'incarico a termine, previsto, tra l'altro, dalla legge: «Trovo offensivo e umiliante nei confronti della mia persona e del mio profilo scientifico professionale il contenuto del decreto» scrive. La durata di un anno del mandato «è quantomeno equivoca sul piano giuridico». E il virologo ricorda che ai tempi dell'ex ministro Speranza lui, già in pensione, aveva incassato un mandato quinquennale. Inoltre, a Palù, sta stretta anche la norma che riguarda solo lui e non anche i pensionati ultrasettantenni chiamati a dirigere l'Iss o i consulenti alla Commissione scientifico-economica di Aifa che hanno regole diverse.

Sulla gratuità dell'incarico, invece, scivola via. «La non retribuzione dell'incarico non mi preoccupa di certo precisa Palù - Considerandomi al servizio della res publica, ho infatti già svolto per tre anni le funzioni di Presidente di AIFA senza ricevere alcun compenso né gettone di presenza, rifiutando anche di essere titolare di carta di credito dell'Ente».

Ora l'Aifa, orfana del suo presidente, aspetta il successore di Palù che il ministro Schillaci conta di nominare per un periodo più duraturo. E «accogliendo il suggerimento di Palù - scrive sempre il ministro il nuovo presidente avrà un mandato temporale e professionale più ampio che sia in grado di aggiungere a una forte e qualificata rappresentanza di AIFA in seno alle commissioni Europee, all'informatizzazione dei dati farmaco-economici, agli studi clinici e alla RWE per stimare il valore delle cure, alla comunicazione scientifica, al coinvolgimento di esperti di altissimo profilo a sostegno della CSE, alla promozione della ricerca biomedico-farmaceutica, anche la capacità di lavorare in squadra per il bene del Paese».

Dopo il botta e risposta ecco le reazioni. «É una decisione sorprendente» commenta Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell'Agenzia europea del farmaco Ema, visto che la legge era «nota e chiara» e non c'era alcuna deroga all'orizzonte che cambiasse i termini per l'incarico. E così Rasi ipotizza ben altre spiegazioni per la ritirata del collega. «Non è escluso che anche i compiti legati alla funzione di rappresentante legale possano avere influito sulla decisione» commenta. Più solidale Luca Zaia, che «condivide» l'amarezza dello scienziato e di Matteo Bassetti secondo cui le dimissioni di Palù sono «un segnale forte sia per il mondo scientifico-accademico che per quello politico».

Il virologo Fabrizio Pregliasco, invece, considera Palù una pietra miliare che ha svecchiato l'Aifa e considera «un po' poco» il mandato di un anno.

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