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Parte la caccia grillina al candidato. Fico alla testa dei "duri e puri"

Il fedelissimo della prima ora sfida Di Maio: "Io a disposizione"

Parte la caccia grillina al candidato. Fico alla testa dei "duri e puri"

Roma - Il Fico è l'ultimo frutto della tentazione, è il grillino di Neanderthal che vuole lasciare la grotta e traslocare a Palazzo Chigi. Breve storia di Roberto Fico e della sua autocandidatura a premier. Lui è sempre stato un tipo autoreferenziale, «mai avuto un'opinione precisa, sapeva un po' di tutto e un po' di niente, bravissimo a dar ragione a chiunque, ma pronto ad arrabbiarsi, e assai, se tu non lo ascoltavi ripetere quegli stessi argomenti che gli avevi appena esposto. Tutto per un solo obiettivo: piacere. A tutti, ma soprattutto alla femmine. Come dicono a Roma? Roberto è sempre stato uno sciupafemmine».

Lo ricordano così gli amici di Posillipo, quartiere «buono» di Napoli dove è nato. Ingenerosi? Invidiosi? «Ma no, anzi, siamo felici di quello che sta facendo». È protagonista di una brillante carriera politica, che lo ha portato da navigatore notturno su Internet ad applaudita presenza sul blog di Grillo, poi fondatore di una community e nel luglio 2005 di uno dei 40 meetup «Amici di Beppe Grillo», deputato dal 2013 e quindi presidente della commissione di vigilanza sulla Rai. «Ma che invidiosi, Roberto è un bravo ragazzo, ma è fatto così», gli piace piacere, ribadiscono al liceo «Umberto» i suoi ex compagni. Va in Finlandia a fare l'Erasmus? S'innamora di una bellissima ragazza francese, ma alla fine è lei a seguirlo a Napoli. La sua strategia è semplice: ti fa intendere che tu gli piaci così tanto, che poi è l'altro a innamorarsi di lui. Infatti Napoli lo ama e lo vota, pure quelli che, come lui, prima erano «vicini al Pd». E fino al grande salto romano, il cittadino Fico aveva a Napoli la sua base. Un'infanzia tranquilla, papà bancario, famiglia borghese, una sorellina più piccola, Gabriella, nessun particolare impegno politico e nessuna amarezza, se si esclude quella volta che gli rubarono la macchina ricevuta da papà, una fiammante Citroen «Saxo» blu, dove l'uomo che vuole diventare premier scappa appena può, per dedicarsi al suo secondo hobby preferito: perché dopo le femmine e prima della politica, Fico ama pescare, da riva, con la lenza. Di lavori, il presidente, ne ha fatti parecchi: ha venduto tappeti che andava ad acquistare in Marocco e gestito un bed and breakfast nel Cilento. Tifoso del Napoli? Appena appena, neanche troppo, quel che serve per alimentare la sua immagine di maschio alfa, barba incolta, sandali ai piedi d'estate, amuleti etnici al collo. Trasandato, ma allo stesso tempo curato, quello che oggi chiamano hipster. «Semplicemente un figaccione», raccontava il suo stormo di amiche napoletane, sempre pronto a riceverlo e ascoltarlo, ogni volta che il ragazzo tornava a Napoli, prima da Trieste (dove si è laureato in Scienze della Comunicazione), quindi da Milano (dove ottiene al Politecnico un master in Knowledge management). E a Napoli, qualche anno fa, andava pure a mangiare la piazza che un amico straordinario, Lucio Dalla. «Erano amicissimi, pure noi andavamo a mangiare la pizza con loro», confermano gli amici di Posillipo. Questo è Roberto Fico. Quando basta per fargli dire, in un'intervista ad Avvenire: «Io candidato premier? Fermo restando che il premier è un semplice portavoce di un programma, sono sempre disponibile a fare tutto quello che può essere utile al movimento». Tradotta è la solita legge di Roby: voi metteteci le idee, io ci metto la faccia e sfido Di Maio, Di Battista e la sindaca Appendino.

Nel frattempo Grillo interviene sul suo blog e prova a mettere un po' d'ordine: «La

prossima mossa certa, secondo me, sarà demonizzarci. Il Movimento Cinque Stelle ha appena depositato a Montecitorio una proposta di legge che estende i principi del sistema elettorale vigente per la Camera, anche al Senato».

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