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Il peso democratico del Centro

L'età degli estremi era il titolo originale del libro, tradotto in Italia con Il secolo breve, di Eric J. Hobsbawm, una storia del Novecento, l'epoca delle radicalizzazioni

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L'età degli estremi era il titolo originale del libro, tradotto in Italia con Il secolo breve, di Eric J. Hobsbawm, una storia del Novecento, l'epoca delle radicalizzazioni. Quella contemporanea, lo è, invece e per fortuna, molto poco, e un'ulteriore dimostrazione la restituiscono le elezioni spagnole. Che mostrano il ritorno del bipolarismo classico e una sostanziale equivalenza dei rapporti di forza tra i due schieramenti: in cui non vince nessuno (come in questo caso) o si primeggia per pochi punti percentuali. Eppure molti si erano convinti, a partire proprio dall'esperienza spagnola, da quella greca e soprattutto da quella italiana post 2013, ma anche dalla vittoria di Trump, che il vecchio bipolarismo fosse morto, e che i sistemi politici occidentali si sarebbero organizzati attorno allo scontro tra partiti populisti e gruppi di establishment.

Non è accaduto nulla di tutto questo. Come mostra molto bene il politologo statunitense Larry H. Bartels in una sua recente ricerca (Democracy erodes from the top, Princeton University press, 2023) la democrazia statunitense e quella europea hanno retto molto bene la sfida populista, in alcuni casi sopravvalutata, in altri reale, ma talmente inconsistente nei suoi gruppi dirigenti da farsi facilmente assorbire. In Spagna, infatti, due partiti che fino a pochi anni fa erano dati per morti, il Pp e il Psoe, si dividono oggi in modo quasi equo la maggioranza degli elettori, mentre quelli come Vox, che si ripromettevano nientemeno che di rimpiazzare i Popolari, sono in declino, e altri, come Ciudadanos al centro e Podemos a sinistra, sono spariti. Anche in Italia, le ultime elezioni sono state quelle maggiormente bipolari dal 2008, con un centro destra più spostato a destra, e un centro sinistra perdente perché diviso.

Il centro, cioè il Terzo polo, non ha riscosso molti consensi e quasi un anno dopo le elezioni è ancora meno rilevante. Ma se assistiamo a un nuovo bipolarismo, per cui il centro come soggetto autonomo sparisce, vale comunque la regola che le elezioni si vincono al centro e non agli estremi. Che la differenza la fa un segmento molto ridotto, del 2-3%, di elettori non particolarmente fidelizzati: un segmento ancora più cruciale che in passato, visto l'aumento, almeno nel nostro paese, dell'astensione. Sarebbe allora nella logica delle cose che Renzi e Italia Viva finiscano per incontrare il centro dello schieramento di maggioranza, cioè Forza Italia.

Segnali ve ne sono e ve ne saranno sempre di più: anche se la storia ci insegna che la logica, in politica, non è la scienza più diffusa.

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