Cronaca nera

Pestaggi al Beccaria. "I medici sapevano"

Referti "pilotati" che certificavano lesioni agli agenti e non ai detenuti. Per l'accusa "sono poco credibili"

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Le telecamere di sorveglianza e la denuncia dei colleghi, cioè gli agenti che hanno sentito le urla dei detenuti. Sono le colonne su cui è costruita l'accusa alle guardie carcerarie dell'Ipm Beccaria di Milano. Dall'indagine della Procura sono emersi pestaggi e sevizie ai giovani del penitenziario minorile e 13 agenti sono stati arrestati con le accuse a vario titolo di tortura, lesioni e falso ideologico (altri 8 sono stati sospesi).

Nell'integrazione con cui chiedono una più pesante misura cautelare per quattro degli indagati i pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena e l'aggiunto Letizia Mannella descrivono il «trattamento inumano e degradante» subito da un ragazzo marocchino di 16 anni nel marzo 2024. Dopo una rissa tra detenuti il 16enne è stato portato nell'ufficio del capoposto, preso a calci mentre era a terra, sbattuto contro il muro e colpito anche quando era quasi svenuto. Tre agenti agivano e un quarto stava a guardare senza intervenire. Le violenze vanno avanti fino all'intervento di altri due agenti che hanno sentito le urla della vittima. La ricostruzione si basa sulle dichiarazioni del giovane al comandante «che le ha immediatamente trasmesse alla polizia giudiziaria», sul «contenuto inequivocabile delle immagini del sistema di videosorveglianza» che ha «ripreso parte della brutale e reiterata aggressione» (non nell'ufficio del capoposto, senza telecamere) in cui le guardie colpiscono «il ragazzo e lo lanciano contro il muro, ma continuano a colpirlo anche quando lo stesso è evidentemente inerme e semi incosciente». E sulle testimonianze dei due agenti che hanno bloccato i colleghi. Nelle intercettazioni gli indagati parlano di uno di loro: è «un coglionazzo». Ma non c'è da preoccuparsi: «Quello io l'apparo (lo metto al suo posto, ndr) con l'educatore e il sindacato». Il giovane pestato tuttavia, visitato dai medici dell'Ipm, ha riportato «zero giorni di prognosi». Tanto che un eventuale referto medico «pilotato», che certifichi lesioni per gli agenti e non per il detenuto, non è giudicato conveniente dagli indagati, sarebbe «poco credibile». Ecco le telefonate: «Pure un giudice dice ma come cazzo è questo? Venti chili bagnato (il detenuto, che è gracile, ndr) gli ha procurato dieci giorni di prognosi (alle guardie, ndr)?...». Un'altra vittima ha chiesto di essere visitato e la visita «veniva effettuata sia dall'infermiere» sia «dal medico». Tra la documentazione, però, «non è stato reperito» alcun referto. Alcune violenze sarebbero avvenute nei pressi dell'infermeria. Un ragazzo, dopo il pestaggio: «Mi hanno portato in infermeria (...

) l'ispettore ha parlato con un infermiere in dialetto», poi «l'infermiere ha detto che non avevo niente, non mi ha medicato ma mi ha dato solo del ghiaccio».

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