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Più lavoratori, meno inflazione e Borsa ai massimi. L'Italia va forte nonostante la Bce

L'economia italiana è in buona salute. Lo certificano gli ultimi dati dell'Istat che segnalano un tasso di disoccupazione ai minimi dal 2009 e un nuovo suprplus della bilancia commerciale

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L'economia italiana è in buona salute. Lo certificano gli ultimi dati dell'Istat che segnalano un tasso di disoccupazione ai minimi dal 2009 e un nuovo suprplus della bilancia commerciale (oltre a quelli recenti sull'arretramento dell'inflazione). E lo testimonia anche Borsa Italiana perché Piazza Affari è stato il miglior mercato azionario europeo nel primo semestre 2023 (+19,2% sopra quota 28mila punti, meglio del pre-crisi Lehman Brothers nel 2008). Insomma, l'Italia ha affrontato i primi due trimestri dell'anno in corso con uno slancio insospettabile solo sei mesi fa ed è riuscita a evitare una recessione che sembrava pressoché certa. Merito del buon andamento macroeconomico del 2021 e del 2022, ma anche delle politiche messe in campo dall'attuale governo che, per certo, non hanno intralciato l'evoluzione del quadro. Ecco perché resta un dubbio circa la prossima evoluzione delle decisioni monetarie della Bce. È chiaro che un'ulteriore stretta sui tassi raffredderebbe il trend positivo in corso ed esporrebbe il nostro Paese a un arretramento indesiderabile.

L'Istat, infatti, ieri ha certificato che a maggio il tasso di disoccupazione si è attestato al 7,6%, valore minimo da aprile 2020 (7,5% ma dato anomalo per le restrizioni del lockdown che avevano fatto esplodere gli inattivi). Per trovare un risultato precedente più basso bisogna risalire, invece, a maggio del 2009, quando la disoccupazione era al 7,5 per cento. L'unico dato non incoraggiante è nell'incremento della disoccupazione giovanile al 21,7% (+0,9 punti su aprile). Ma per parlare oggettivamente di questi risultati è sufficiente il commento di un'istituzione terza come Confcommercio. «Il mercato del lavoro contribuisce più che positivamente alla costruzione del profilo di crescita dell'economia italiana nel secondo trimestre dell'anno in corso», osserva l'Uffico studi rimarcando la cifra record di 23,5 milioni di occupati che rappresentano il massimo storico dall'inizio della serie nel 2004. «A fronte delle difficoltà dei comparti manifatturieri (produzione industriale a -1,3% congiunturale nel trimestre febbraio-aprile), il settore dei servizi si conferma trainante per produzione e occupazione», osserva Piazza Belli. Nel confronto con dicembre del 2019, prosegue, «queste tendenze si sono tradotte in un aumento degli occupati pari a 424mila unità ed in una riduzione dei disoccupati e degli inattivi pari rispettivamente a 540mila e 567mila unità». Tutto questo senza contare l'inversione di tendenza degli autonomi che sono finalmente tornati a crescere di numero tornando sopra i 5 milioni di unità (+1,6% annuo). Soddisfatto anche il segretario della Cisl, Luigi Sbarra (storicamente neutrale rispetto a qualsiasi governo), che ha sottolineato «la crescita dei dipendenti a tempo indeterminato, mentre quelli a termine si sono notevolmente ridotti», sollecitando tuttavia interventi a favore dell'inclusione lavorativa di giovani under 24 e delle donne.

È un Paese che ha voglia di fare e che ha ritrovato un po' di slancio. E non vale nemmeno la pena di interrogarsi sulla storica prevalenza delle Pmi che alcuni economisti liberal vedono come i tori il mantello rosso perché un po' più indietro sui temi dell'innovazione. Questa è l'Italia e bisogna farsene una ragione.

Ora, con un export in crescita (4,4 miliardi di avanzo a maggio) e con un tasso di inflazione annua al 6,4% (anche se il carrello della spesa è a +10,7%) bisogna interrogarsi se i rialzi dei tassi annunciati da Madame Lagarde abbiano ragion d'essere.

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