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"Con il Pnrr 60mila nuovi posti letto"

Il ministro all'Università: "Garantiremo a tutti il diritto allo studio"

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Ministro Bernini, i tendisti denunciano un caro affitti eccessivo per gli studenti. E addirittura il Codacons chiede l'intervento dei prefetti e della Guardia di Finanza contro le speculazioni.

«Non voglio cavalcare polemiche, ma trovare soluzioni. Né posso permettere che si faccia demagogia su un tema così importante e che in questi anni non è stato affrontato come andava fatto. Il momento è difficile, c'è una congiuntura economica che pesa molto anche sugli affitti. Dobbiamo dare risposte subito, ponendoci in una posizione di ascolto e non di contrapposizione».

Come?

«Servono più risorse. Con l'aiuto di tutto il governo, per le residenze universitarie abbiamo già messo in legge di bilancio 400 milioni in più rispetto alle risorse ordinarie, che ci permetteranno di creare 14mila nuovi posti letto. Si tratta di risorse extra rispetto a quelle Pnrr. Ma sappiamo che è solo un primo passo».

Cosa prevede il piano di housing per gli universitari fuori sede?

«Il Pnrr prevede di realizzare 60mila posti aggiuntivi. Il Mur ha già raggiunto il primo target, assegnando agli studenti 7.500 posti letto. Nelle prossime ore partirà una manifestazione d'interesse per capire gli immobili pubblici su cui possiamo contare per creare gli altri 52.500 posti previsti. Nei giorni scorsi ho chiesto il supporto dei sindaci delle città metropolitane e lunedì ho istituito il gruppo di lavoro che dovrà stabilire prezzi al di sotto di quelli di mercato».

Ci saranno anche agevolazioni sulle rette in ateneo?

«Sì, esiste una No tax area che il Ministero rifinanzia con 165 milioni di euro l'anno per esonerare gli studenti con un Isee inferiore a 22mila euro dalle rette universitarie. Nella legge di Bilancio abbiamo stanziato ulteriori 500 milioni per i prossimi due anni con l'obiettivo di aumentare il numero e l'importo delle borse di studio. Il diritto allo studio è una priorità del Governo».

Come incentivare i giovani a iscriversi all'università e alzare il numero dei laureati, inferiore rispetto ad altri paesi europei?

«Occorre un'università che sia attrattiva, che dia prospettive, che crei un collegamento tra formazione e imprese. Stiamo lavorando a questi obiettivi. Abbiamo già aumentato gli importi minimi delle borse per il prossimo anno accademico. Per gli studenti fuori sede saranno di oltre 6.600 euro, quasi 500 euro in più rispetto al passato. È un primo passo importante».

Facoltà di medicina: lei ha attivato un gruppo di lavoro. Riuscirete ad aumentare i posti?

«Avremo più posti, e sarà un'apertura programmata e sostenibile. Prevediamo un aumento tra il 20% e il 30% degli studenti. Una stima frutto del lavoro del gruppo di esperti che si è occupato di calcolare il fabbisogno di futuri medici ed al quale ho chiesto di continuare a lavorare sul nodo delle specializzazioni, il vero collo di bottiglia del sistema sanitario».

Prevede anche qualche intervento per limitare la fuga di cervelli all'estero?

«La ricerca italiana è un fiore all'occhiello del nostro Paese. Vantiamo ricercatori tra le migliori menti al mondo, che formiamo ma che poi spesso perdiamo. Dobbiamo riuscire a trattenerli.

Abbiamo previsto dottorati innovativi di ricerca in collaborazione con le aziende e incrementi di stipendio».

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