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"Il premierato è l'antidoto contro l'astensionismo"

Il ministro per le Riforme: "Negli ultimi 13 anni l'Italia ha avuto 8 premier, l'instabilità ci ha danneggiati"

"Il premierato è l'antidoto contro l'astensionismo"

Ministro per le Riforme Maria Elisabetta Casellati, il premierato che effetti economici potrà avere sul Paese?

«La stabilità del governo, obiettivo della riforma costituzionale, è condizione imprescindibile per lo sviluppo dell'economia, perché determina la nostra credibilità internazionale. Continue alternanze impediscono di costruire un indirizzo politico. Negli ultimi 13 anni, in più di 100 riunioni del Consiglio Europeo, che fissano l'agenda politica dell'UE, l'Italia ha partecipato con 8 diversi Premier. Questa fragilità ha provocato difficoltà nell'attrarre investimenti esteri. I numeri parlano chiaro: l'instabilità politica ha causato al nostro Paese un aggravio in termini di interessi sul debito di 265 miliardi di euro nel decennio 2012/2021; una cifra superiore a tutto il Pnrr».

Cittadini distanti dalla politica, astensionismo alle stelle: l'elezione diretta del premier può invertire la rotta?

«L'astensionismo è un vulnus per la nostra democrazia. Ma si capisce che i cittadini possano disertare le urne quando vedono il loro voto finire nel cestino. Difatti i picchi di astensionismo sono giunti al termine di un corso storico nel quale ci sono stati, dal 2012 al 2022, 5 governi guidati da leader non eletti. Può invece riaccendere l'entusiasmo la possibilità di scegliere direttamente il Presidente del Consiglio. Chi è eletto sarà Presidente del Consiglio per 5 anni. Nessuna manovra di palazzo, nessun trucco, nessun inciucio».

Prima del ddl c'è stato il confronto con opposizione, costituzionalisti, sindacati, parti economiche: quali obiezioni sono state recepite?

«La prima è stata, ancor prima di presentare il ddl, ammainare la bandiera dell'elezione diretta del presidente della Repubblica prevista dal programma elettorale del centrodestra. La consapevolezza che una riforma costituzionale debba avere la più ampia condivisione possibile mi ha fatto virare verso il premierato con modifiche minimali alla Carta che lasciano intatte le prerogative del Capo dello Stato. Ulteriori modifiche emerse dal dibattito parlamentare: l'eliminazione del 55% del premio di maggioranza, lasciando la definizione alla legge elettorale; l'introduzione del limite di 2 mandati; la definizione del rapporto fra il premier eletto e il secondo, che resta una eventualità eccezionale; la proposta di revoca, oltre che di nomina, dei ministri in capo al Presidente del Consiglio».

Le opposizioni fanno muro, dopo le europee il dialogo migliorerà?

«Di muri ce ne sono diversi. Quello puramente ideologico di chi si dichiara pronto al dialogo e alla mediazione, per mettere poi in discussione pregiudizialmente tutte le scelte politiche. Poi il muro incoerente di chi ha insistito perché abbandonassimo la strada del presidenzialismo, per rimpiangerlo poi come fosse la proposta più coerente con il nostro assetto costituzionale. Ancora il muro di chi si oppone al premierato per una presunta diminuzione dei poteri del Quirinale per poi proporre un cancellierato alla tedesca, che riduce il suo ruolo ad un esercizio notarile. Infine, il muro contraddittorio di chi ha predicato il valore della consultazione popolare su ogni tema, ma si oppone al diritto dei cittadini di scegliere il proprio governo. Nonostante tutto resto fiduciosa in un ripensamento fruttuoso».

La norma anti-ribaltone è il punto più complesso: come può garantire stabilità e rappresentatività anche attraverso la figura del secondo premier?

«L'ipotesi del secondo premier è del tutto eccezionale, nella fisiologia del sistema quello legittimato dal voto popolare resterà in carica per tutta la legislatura. Questa è la regola. Il secondo premier ci sarà solo in ipotesi eccezionali e, per garantire la stabilità dell'indirizzo politico, sarà scelto tra i parlamentari collegati al presidente del consiglio. Così, viene conservata l'omogeneità politica dell'esecutivo e non si disperde il valore del voto popolare e la rappresentatività».

Per le opposizioni la riforma limita i poteri del capo dello Stato e svilisce il parlamento. Lei, invece, parla di prerogative aumentate per il Quirinale.

«Le prerogative del presidente della Repubblica non sono state toccate. È pretestuoso dire che la riforma altera l'equilibrio tra premier e capo dello Stato, perché la loro azione si muove su due piani diversi. Il presidente della Repubblica incarna l'unità nazionale. La sua neutralità e autorevolezza derivano dal fatto di non essere di parte, ma di attingere la legittimazione dai valori della Costituzione. Il presidente del Consiglio ha invece poteri di indirizzo politico. Quanto al parlamento, nessuno svilimento. La possibilità di dare e revocare la fiducia al premier eletto dal popolo ne conferma la centralità».

Legge elettorale: ci saranno soglia minima e ballottaggio?

«È prematuro parlarne. Sto studiando la migliore legge elettorale per il nuovo assetto istituzionale e, come sempre, dialogherò con tutti, comprese le opposizioni».

Lei e il presidente Meloni sembrate convinte di potercela fare, ma in passato sulle riforme costituzionali abbiamo visto tanti insuccessi, stavolta finirà diversamente?

«Me lo auguro. D'altronde, gli stessi italiani nei sondaggi dicono di voler scegliere il proprio premier.

E saranno loro a decidere con il referendum».

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