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"Prendo atto della decisione ma ora liberate la scuola"

A chi mi chiede qual è il mio stato d'animo a seguito della decisione del ministro dell'Istruzione e del Merito, prof. Giuseppe Valditara, di revocare la decisione circa la nomina di tre garanti per il progetto di educazione alle relazioni, la mia risposta è sempre la stessa: sono stata onorata

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A chi mi chiede qual è il mio stato d'animo a seguito della decisione del ministro dell'Istruzione e del Merito, prof. Giuseppe Valditara, di revocare la decisione circa la nomina di tre garanti per il progetto di educazione alle relazioni, la mia risposta è sempre la stessa: sono stata onorata, come ho scritto, che il ministro abbia pensato a me quale garante, assieme ad altre due donne, per la realizzazione del progetto, dall'altra, con grande serenità e massima stima per il ministro, ho preso atto della nuova decisione. Pertanto si va avanti, sempre con la grande disponibilità a lavorare per il bene degli studenti e dei loro genitori. Anzi: tutta la vicenda ha radicato, se possibile, ancora di più in me la convinzione dell'assoluta necessità che anche in Italia i genitori possano scegliere la scuola che preferiscono per i loro figli. Trovo che anche la tempistica sia particolarmente significativa: infatti siamo ormai giunti alle battute finali dell'approvazione della legge di bilancio. So benissimo quanto sia difficile far quadrare un bilancio. Dal buon padre di famiglia all'amministratore delegato di una grande azienda, passando per i Gestori delle scuole paritarie, la logica è sempre la stessa: eliminare ciò che non è essenziale, puntare allo sviluppo. Il capitolo scuola, nel macro bilancio di uno Stato, afferisce al secondo campo, ossia l'investimento per il futuro. Soprattutto, investire per una scuola libera, in quanto liberamente scelta dai genitori, a costo zero, in modo da eliminare il pericolo del monopolio educativo della scuola pubblica statale. Attualmente la legge di bilancio prevede lo stanziamento di 110 milioni per la disabilità e di 50 milioni da destinare alla scuola dell'infanzia paritaria. È innegabile che si tratti di stanziamenti importanti che segnano un passo in più rispetto al passato ma non sono, purtroppo, ancora sufficienti. Occorre, nella maniera più assoluta, un'ulteriore azione di supporto per far sì che le scuole paritarie che già vivono grandi difficoltà economiche (il bilancio, sempre lì si ritorna, va fatto quadrare) non gettino la spugna e chiudano definitivamente i battenti. Va ricordato che, senza questo ulteriore intervento statale (pienamente legittimo in quanto destinato a sostenere un servizio pubblico), lo Stato italiano dovrà prevedere lo stanziamento di 5,6 miliardi di euro per assorbire nella scuola statale gli 800 mila studenti delle scuole paritarie che, nel frattempo, avranno chiuso. Ecco perché è necessario lo stanziamento di 500 milioni, uno stanziamento che guarda al futuro dei nostri giovani, un futuro che passa, giocoforza, dalla loro formazione in una scuola libera e autonoma. Sotto lo sguardo garante dello Stato. Mi auguro che il Governo, democraticamente eletto dai cittadini, agisca in modo coerente con il programma forte del quale si era presentato alle urne, un programma che, al capitolo scuola, prevedeva la garanzia del diritto alla libertà di scelta educativa; parimenti, mi auguro che sulla scuola libera anche le forze di opposizione agiscano in maniera responsabile, così come in tante occasioni hanno fatto, e coerente con tante dichiarazioni pronunciate in occasione di convegni e momenti di riflessione sulla scuola italiana, ultima in ordine di tempo la presentazione delle mie due recenti pubblicazioni. La parola d'ordine è, dunque, sempre la stessa: coerenza. Sono certa che la coerenza è una dote dei nostri politici e su questa certezza riposa la speranza che i genitori italiani si vedano presto riconosciuto il loro diritto a scegliere per i loro figli una scuola coerente, sempre lì si torna, con i propri principi educativi. Dunque, ognuno al proprio posto, con le maniche rimboccate, a lavorare per il bene dell'Italia. Questo è il dovere. Di tutti.

Soprattutto di chi occupa un posto in Parlamento perché ha ottenuto, attraverso il voto, la fiducia dei cittadini.

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