Cronaca locale

La principessa (in rovina) sfrattata dalla villa da sogno

La vedova di Boncompagni Ludovisi affittava le stanze. Vittoria legale del figlio: "Deve uscire"

Sembrava una scena de il Conte Max. Con De Sica (Vittorio nell'originale del 1957 e poi Christian nel remake del 1991) che nella parte del principe in disarmo sapevano starci decisamente meglio. Negare anche davanti all'evidenza era l'antidoto nella versione del grande schermo, continuare a incutere soggezione e gettare fumo negli occhi. Anche se le bollette non venivano onorate da tempo, l'intonaco del palazzo si scrostava e i creditori facevano la fila alla porta.

Lei, la protagonista «reale» di questa storia, nella grottesca circostanza ci si è trovata un po' più spaesata: i carabinieri e i fabbri che scassinavano la porta di servizio, i fotografi accalcati davanti al cancello principale, gli ospiti affittacamere che cercavano di rendersi conto di quanto stesse accadendo... È stata sfrattata ieri dal Casino dell'Aurora di Roma la principessa Rita Jenrette Boncompagni Ludovisi, terza moglie del compianto principe Nicolò, scomparso l'8 marzo 2018. Capelli biondi, occhiali scuri, nasino a punta che fissa il cielo e vaporoso barboncino in mano si affaccia composta dai cronisti e dice che «la verità verrà fuori, le cose si chiariranno». Intanto lo sfratto è stato disposto dalla giudice Miriam Iappelli e l'umiliante show è andato in scena ieri mattina. È arrivato sul luogo anche Bante Boncompagni Ludovisi, terzo figlio di primo letto del principe Nicolò, al quale è stato consigliato di non mettere piede nella fiabesca dimora. Il principe davanti al cancello della villa si felicitava sollevato al telefono con il suo interlocutore. E diceva: «Per fortuna (i carabinieri, ndr) sono riusciti a entrare». Sembra si tratti della fine di una lunga epopea «familiare». La Villa infatti, una delle più ricche dimore aristocratiche che tra le altre cose vanta al suo interno anche l'unico affresco di Caravaggio, è andata all'incanto con un valore di partenza di 471 milioni di euro, sceso a 145 milioni dopo cinque aste deserte. Bento è determinatissimo: «Il Casino dell'Aurora va chiuso e poi ristrutturato. Quindi è necessario che venga sgomberato».

«La terza moglie di mio padre continua ad affittare l'immobile e a tenersi i soldi. Siccome i soldi sono anche miei, questo non è assolutamente possibile», spiega l'erede Boncompagni Ludovisi, spiegando che la principessa «è stata richiamata più volte dal magistrato con più ordinanze a non farlo. I suoi avvocati mentono quando dicono che lei non affitta perché io ho colto un gruppo di 40 persone che entravano pagando 35 euro a persona, senza una copertura assicurativa. Lei non ci fa entrare da anni e continua a raccontare bugie. Io l'ho vista cinque volte in vita mia perché mio padre, che già stava molto male quando l'ha conosciuta, l'ha sposata di nascosto.

Noi figli praticamente non la conosciamo».

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