Cronache

La Procura di Genova allontana i risarcimenti per le vittime

Pur di accelerare il processo, i pm dicono sì alla richiesta di stralcio per le società Aspi e Spea

La Procura di Genova allontana i risarcimenti per le vittime

Un patto sulla pelle delle parti civili: processo più veloce, ma risarcimenti più lontani. È quel che si profila nell'aula del tribunale di Genova dove sta entrando nel vivo il dibattimento monstre sul crollo del Ponte Morandi. Come anticipato ieri dal Giornale, Aspi e Spea, le due società che da sempre hanno gestito l'infrastruttura e curato la sua manutenzione, hanno chiesto in udienza di uscire dal processo, infilandosi fra le smagliature dibattimentali, ma quel che conta è, a sorpresa, l'ok della procura preoccupata, anzi spaventata dal lievitare dei testi e delle deposizioni.Insomma, tutto quello che può aiutare per correre verso il verdetto diventa moneta di scambio nell'aula del tribunale in cui aleggia il dolore incontenibile dei familiari delle 43 vittime. Deciderà appunto il collegio, fra oggi e lunedì, ma già l'ok dei pm suscita perplessità e critiche: il beneficio, con due soggetti in meno a fronte di centinaia di parti civili, sarebbe quasi infinitesimale, di sicuro invece si farebbe assai più ripida la strada dei risarcimenti.

È vero che dentro il processo rimarrebbero i 59 imputati, a cominciare dall'ex dominus di Aspi Giovanni Castellucci, liquidato dai Benetton dopo il disastro con una buonuscita di 13 milioni, ma mancherebbero appunto le due società simbolo di questo scempio.

In pratica, se il tribunale dirà sì alla richiesta di Aspi e Spea, molte parti civili potrebbero restare a bocca asciutta e saranno costrette fra chissà quanti anni a citare nuovamente in giudizio, questa volta in sede civile, i fuggitivi. A quanto pare, però, la procura considera questo aspetto secondario. «L'obiettivo - spiega il pm Massimo Terrile - è quello di snellire il processo per arrivare a una eventuale condanna o assoluzione, non quello di liquidare i danni alle parti danneggiate». Più chiaro di così.E ancora: «Un processo con 1228 testimoni che porterebbe a un potenziale di 155 mila fra esami e controesami è un processo che non si può fare e non avrà mai fine». Quindi va bene pure tagliare due parti, anche se si tratta di nomi pesanti, come Aspi e Spea. L'escamotage studiato dai legali per sfilarsi è tutto formale: le due società erano sotto accusa per le loro responsabiltà amministrative, in base alla legge 231, e come responsabili civili, in qualche modo colpevoli per i gravissimi errori dei propri dirigenti e tecnici. Hanno patteggiato per la prima parte, versando circa 30 milioni, sono ancora dentro il processo per la seconda imputazione. Ma, fanno notare i loro legali, non hanno partecipato in questa seconda veste agli incidenti probatori e dunque i loro diritti non sono stati pienamente rispettati.

Questione delicatissima e che però potrebbe essere ribaltata dal tribunale andando alla sostanza dei fatti, come nel precedente di Consip: Aspi e Spea non c'erano in quel segmento dibattimentale come responsabili civili ma c'erano come responsabili amministrativi. Cambia la casacca come in un gioco di prestigio, ma i soggetti sono sempre gli stessi.

I risarcimenti, invece, rischiano di svanire all'orizzonte.

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