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La profezia di Cottarelli e l'attacco al governo Draghi: ecco cosa ha detto

L'economista Carlo Cottarelli ritiene che la maggioranza che sostiene il governo Draghi sia troppo sfaldata e che sia meglio andare al voto anticipato

La profezia di Cottarelli e l'attacco al governo Draghi: ecco cosa ha detto

Meglio anticipare le Politiche in autunno. A sostenerlo è l'economista Carlo Cottarelli che, in un lungo articolo su La Stampa, snocciola i motivi per cui Mario Draghi dovrebbe terminare il suo mandato da presidente del Consiglio subito dopo l'estate.

In primo luogo, il suo governo ha fin qui raggiunto (bene) i due obiettivi che si era prefissato: occuparsi della campagna vaccinale e raggiungere un accordo con l'Unione Europea sul Recovery Plan. Una volta fatto questo, Draghi sarebbe potuto salire al Colle, ma le cose sono andate diversamente. "All'epoca sostenni anch' io che sarebbe stato auspicabile che il governo andasse avanti fino a primavera 2023 data la necessità di portare avanti importanti riforme", spiega l'ex direttore del dipartimento Affari fiscali del FMI che, ora, pare aver cambiato opinione. I partiti di maggioranza che sostengono il governo, infatti, si stanno muovendo "già in un'ottica elettorale". Questo secondo aspetto porta il governo a chiudere dei "compromessi al ribasso", come nel caso della riforma del catasto. Ma non solo. Quando si dovranno scrivere i decreti legge per attuare la delega fiscale riemergeranno le divergenze tra il Pd e la Lega. Poi c'è la riforma della concorrenza che, secondo Cottarelli, "procede tra annacquamenti vari". Stesso discorso vale per la riforma delle pensione con la quota 102 che ha preso il posto di quota 100, ma per un solo anno. Infine, vi sono riforme come quelle della pubblica amministrazione che, nei prossimi anni, richiederà un'implementazione ulteriore. "Difficile pensare che l'implementazione sarà efficacie se le riforme risulteranno da un compromesso che rende scontenti tutti", sostiene Cottarelli. Il terzo motivo è di carattere più politico. Il M5S, che nel 2018 aveva superato il 30%, ora vive una profonda crisi di consensi che, nei prossimi mesi, cercherà di recuperare anziché sostenere le riforme del governo. "Tanto vale allora andare a votare", sentenzia l'economista di Cremona che, come quarto motivo a sostegno della sua tesi, individua il fatto che"i mercati finanziari percepiscono che la disarmonia tra partiti di governo ne riduce l'efficacia" tant'è vero che lo spread è risalito ai livelli di maggio 2020. Nel frattempo è aumentata l'inflazione ed è calato il sostegno della Bce al mercato dei titoli di stato. L'effetto Draghi, dunque, sembra svanire lentamente a causa delle fibrillazioni della maggioranza.

Uno dei motivi per cui, invece, sarebbe meglio non tornare alle urne è la guerra in Ucraina, ma il prolungarsi del conflitto e le diverse opinioni dei partiti su questo tema fanno venir meno anche quest'alibi. Cottarelli, poi, ricorda che in autunno, generalmente, non si vota perché c'è la legge di bilancio ma ciò non toglie che Paesi come il Portogallo (nel 2019) e la Germania (l'anno scorso) abbiano già votato proprio a ottobre. "Se il bilancio non venisse poi approvato entro fine anno, non sarebbe un dramma andare all'esercizio provvisorio", fa notare Cottarelli. Il terzo motivo che allontana lo scioglimento del Parlamento prima del 23 settembre è il fatto che "il 70% dei parlamentari perderebbe i contributi sociali versati, a meno di essere rieletto". Ma questa regola, secondo Cottarelli, potrebbe essere facilmente eliminata visto che è insensato negare a un cittadino che cambia lavoro i contributi versati precedentemente. Il quarto motivo sarebbe il rischio di perdere 20-25 miliardi del Recovery Plan per il secondo semestre del 2022 e i ritardi che si verificherebbero nell'implementazione del Pnrr. Le elezioni, però, sarebbe una circostanza oggettiva, prevista dagli accordi europei, che non minerebbero il proseguo dell'attuazione del Pnrr. E, se da un lato è vero che la credibilità di Draghi può essere utile questanno in sede di rinegoziazione dei Trattati, dall'altro è anche vero che le regole sui conti pubblici potrebbero essere sospese anche per tutto il 2023. Insomma, "il problema non sussisterebbe", osserva Cottarelli che, rimarcando le difficoltà della maggioranza, conclude:"Se continua così, allora è meglio andare a elezioni anticipate".

In questo modo "i partiti saranno obbligati a chiedere agli elettori un mandato per portare avanti le riforme che davvero pensano siano necessarie e il nuovo governo si prenderà la responsabilità di realizzarle".

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