Guerra in Israele

Pronta l'operazione Rafah. La mossa choc di Hamas: ostaggio amputato in video

Israele si prepara, i capi di esercito e 007 al Cairo per discutere del blitz. Netanyahu sulle proteste negli atenei Usa: "Antisemitismo come in Germania negli anni '30"

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L'esercito israeliano è pronto ad entrare a Rafah «molto presto». La città al confine con l'Egitto è l'ultimo bastione di Hamas nella Striscia di Gaza. I preparativi sono quasi conclusi. L'operazione sarà lanciata non appena Tsahal avrà ottenuto l'approvazione del governo. I palestinesi dovranno evacuare nelle tende allestite dalle organizzazioni umanitarie internazionali. Secondo il piano, l'operazione andrà avanti per fasi. In ognuna di queste, l'Idf informerà la popolazione locale prima di avanzare in ciascuna area in modo che i civili possano andare via. «Non potremo completare la missione senza entrare a Rafah, il che potrebbe anche contribuire ad alleviare la pressione sulla questione degli ostaggi», ha dichiarato un funzionario israeliano.

Ma l'assalto a un'area urbana dove si ammassano un milione e mezzo di sfollati comporta anche rischi politici e diplomatici. Il capo di Stato maggiore dello Stato ebraico, Herzi Halevi, ed il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, sono andati al Cairo per discutere con il numero uno dell'intelligence egiziana Abbas Kamel ed il capo di Stato maggiore Osama Askar, della imminente operazione. Uno stretto coordinamento con l'Egitto è una delle condizioni fondamentali per l'avvio dell'azione militare, soprattutto alla luce dell'intenzione di Israele di prendere il controllo dell'«Asse Filadelfia», un corridoio lungo il confine tra la Striscia e l'Egitto. Gli egiziani sono preoccupati che l'operazione possa portare ad un afflusso di decine di migliaia di palestinesi nel loro territorio e mettere in pericolo la loro sicurezza. Gli alti funzionari del Cairo hanno chiarito che un simile scenario porterebbe a una rottura nelle relazioni con lo Stato ebraico e potrebbe mettere in pericolo l'accordo di pace tra i due Paesi.

Hamas, per fare pressione in questa atmosfera già incandescente, ha pubblicato un video dell'ostaggio israelo-americano Hersh Goldberg-Polin rapito durante l'assalto al «Supernova festival» il 7 ottobre scorso, con un braccio amputato. Nel filmato, di cui non è nota la data, il giovane di 23 anni denuncia la negligenza del governo di Benjamin Netanyahu nei confronti degli ostaggi: «Dovreste vergognarvi perché ci avete abbandonato». Un alto funzionario di Hamas intervistato dal quotidiano londinese Al-Arabi Al-Jadid, di proprietà di una società del Qatar, ha rivelato però che l'organizzazione si è offerta di rilasciare 40 rapiti israeliani nella prima fase dell'accordo e non 20 come ha riportato Israele. Il premier Netanyahu ieri ha pure denunciato la situazione nei campus americani dove secondo lui l'antisemitismo ricorda quello della Germania negli anni '30.

Anche l'altro grande sostenitore di Hamas, l'Iran, ha poi detto la sua. Per la guida suprema Ali Khamenei «le sanzioni dei paesi occidentali mirano a esercitare pressioni su Teheran per far sì che il Paese segua le loro politiche coloniali e arroganti». Iran e Pakistan hanno chiesto all'Onu di intraprendere azioni contro Israele per le «atrocità nei confronti del popolo palestinese». Su questo punto anche l'Ue ha sollecitato «un'indagine indipendente sulle fosse comuni», scoperte a Gaza City e Khan Yunis. A questa preoccupazione si aggiunge quella della Fao.

L'organizzazione ha denunciato che a Gaza si sta assistendo alla crisi alimentare più grave nella storia.

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