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Quegli arresti show di moda solo in Italia

diU n lenzuolo bianco come schermo da occhi indiscreti. Una settimana or sono, sette persone travolte dal terremoto Fifa sono tratte in arresto all'alba presso l'albergo «Baur au Lac» a Zurigo dov'è in corso il congresso annuale della federazione calcistica. Non vedete il volto di nessuno di loro perché nel corso dell'operazione i poliziotti elvetici tengono disteso un lenzuolo bianco a tutela della dignità delle persone coinvolte. Gli obiettivi dei teleoperatori rimangono a bocca asciutta. A distanza di pochi giorni, nel nostro Paese il secondo capitolo dell'inchiesta Mafia capitale si apre con una foto rilanciata sull'homepage dei principali quotidiani italiani: il soggetto è l'ex consigliere comunale Luca Gramazio, occhi scuri e occhiaie scavate, braccato dai carabinieri e con le manette ai polsi lascia la propria abitazione intorno alle cinque del mattino ed entra nell'automobile che lo condurrà a Rebibbia. Nell'ambito della stessa inchiesta gli inquirenti si erano già premurati di fornire ai giornalisti il video completo dell'arresto più clamoroso, quello del «Cecato», all'anagrafe Massimo Carminati: il boss in smart su una stradina di campagna a Sacrofano viene fermato da due volanti dei carabinieri che, mitra puntati, gli intimano di alzare le mani e di scendere dall'auto. Manette e via. In rete gli amanti del genere possono gustarsi il video dell'arresto del presunto omicida Massimo Bossetti: all'arrivo delle forze dell'ordine in cantiere, il muratore di Mapello si mostra impaurito e spaesato, a chi gli sta intorno domanda che cosa stia succedendo fin quando si ritrova in ginocchio mentre un uomo gli mette i ceppi ai polsi. Il video, mandato in onda pochi giorni prima dell'udienza preliminare, diventa l'esclusiva di un noto programma televisivo. In Italia il lenzuolo bianco non va di moda. La legge è chiara: la diffusione delle immagini di persone in vincoli è vietata. Lo ricordano invano le Camere penali che ieri hanno consegnato simbolicamente un lenzuolo bianco ai procuratori di Bari e Foggia. Non fa differenza che la persona tratta in arresto sia indagata o condannata: la dignità personale va tutelata in ogni caso. L'umiliazione non trova giustificazione. Del resto la gogna mediatica, tra tv giornali e web, non lascia scampo. La persona indagata e poi prosciolta sarà per sempre ricordata per quell'immagine infamante, la foto dell'arresto dell'innocente Enzo Tortora nel lontano 1983 è scolpita nel web ancora oggi. Il condannato invece sarà inchiodato a vita a uno stigma che non ammette riscatto sociale. «Only bad news are good news», un arresto fa più notizia di un'assoluzione. Ma esiste un limite che vale anche per gli operatori dell'informazione.

Il senso di civiltà e il rispetto della legge, non se ne può fare a meno. Non tutto ciò che è di interesse del pubblico è anche di pubblico interesse. E al di fuori delle fiction i protagonisti non sono attori ma persone vere.

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